Sardegna, la protesta dei pastori contro il prezzo del latte: “Bloccheremo i seggi elettorali”
Protesta dei pastori sardi, a Olzai il Rio Bisine diventa un fiume di latte
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“Se il problema dei pastori non si dovesse risolvere nelle prossime ore
sono pronto ad arrivare personalmente in Sardegna, in settimana”. Lo
dichiarato in un’intervista sulla TgR della Sardegna, il ministro
dell’Interno Matteo Salvini. “Si tratta di una questione da risolvere in
fretta – ha sottolineato – ho atteso qualche giorno l’arrivo di qualche
buona notizia dalla Regione, e questo non è accaduto”. Intanto gli
inquirenti stanno visionando i numerosi filmati delle azioni di protesta
postati sui social, soprattutto quando le manifestazioni hanno
riguardato il blocco di cisterne e la distruzione di latte già
confezionato. Durante i blocchi dei pastori di sabato a Ortacesus e
Senorbì (nel Sud Sardegna) di fronte ai cancelli dell’azienda casearia
“Serra” di Ortacesus sono stati sversati 4mila e 7mila litri di latte
ovino. I carabinieri hanno individuato cinque responsabili che verranno
denunciati per danneggiamento e violenza privata.
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L’intera Isola è solidale con i pastori. Il Cagliari è sceso in campo a
San Siro, prima della sfida col Milan, con la maglietta su cui era
scritto “Solidarietà ai pastori sardi”. Per martedì i commercianti di
Nuoro hanno annunciato la chiusura di tutti i negozio per mezza
giornata. La protesta ora si rivolge alle importazioni dall’estero.
Questa mattina a Porto Torres, oltre un centinaio di contestatori ha
fermato i tir frigo arrivati da Genova. Gli allevatori hanno bloccato un
mezzo che trasportava carni suine provenienti dalla Francia e hanno
gettato gran parte del carico a terra, chiedendo l’intervento delle
autorità sanitarie e denunciando “le pessime condizioni della merce
destinata al mercato locale”. Manifestazioni anche nel Sulcis: 150
allevatori arrivati da tutto il territorio hanno bloccato il ponte che
collega Sant’Antioco all’isola madre. Hanno parcheggiato auto e
fuoristrada lungo il ponte, poi hanno preso i recipienti e versato il
latte sull’asfalto. Terminata l’azione dimostrativa, se ne sono andati.
Analoga protesta in centro a Teulada.
La protesta a Porto Torres
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L’azione di protesta è stata interrotta dai carabinieri e dagli uomini
della polizia in assetto anti sommossa. Momenti di tensione si sono
registrati quando il vicequestore Maurizio Terrazzi, dopo aver tentato
inutilmente di dialogare con gli autori della protesta, ha ordinato di
chiudere il tir preso di mira dai pastori.
I pastori infatti non chiedono soltanto un aumento del prezzo del latte
(ora pagato circa 55 centesimi al litro, la richiesta è di almeno 70
centesimi netti), ma contestano anche l’acquisto da parte di aziende
sarde di materia prima comunitaria, usata poi per fare formaggi e
prodotti a marchio sardo. Da più parti si chiede infatti un maggiore
controllo sulle dop e i pastori invitano a unirsi alle loro proteste
anche in nome di un rilancio dell’economia regionale, che deve
necessartiamente passare da un ripensamento del settore agropastorale.
Rivolta dei pastori sardi, anche i giocatori del Cagliari rovesciano bidoni del latte
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Nonostante le conseguenze giudiziarie, però, quanto pubblicato ieri sul
profilo social del Movimento pastori sardi non lascia dubbi sulla
determinazione di portare avanti le proteste: “Nelle strade non c’è il
Movimento Pastori Sardi – si legge infatti in un post su Facebook – ma
tutti i pastori uniti della Sardegna che non rispondono a questa o a
quella sigla, a questo o a quel partito, con un unico grande obiettivo:
ridare dignità al nostro lavoro, ritornare ad essere padroni del nostro
prodotto. Non ci saranno sconti per nessuno, pretendiamo la serenità
delle nostre campagne e per questo, anche con dolore, lasciamo a casa
gli scrupoli e continuiamo a perseguire un sogno che ha sapore di
dignità e libertà”. Su numerose strade dell’isola anche la domenica
mattina è stata caratterizzata da blocchi alla circolazione e
sversamenti di latte.
rep
Approfondimento
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di EMANUELE LAURIA
La protesta dei pastori, come dimostrano le ultime iniziative, si innesta in un momento politico delicato, poiché in Sardegna il prossimo 24 febbraio si terrano le elezioni regionali. Le prime azioni contro la prossima tornata elettorale si sono avute a Pattada, in provincia di Sassari, dove, secondo quanto riporta La Nuova Sardegna, invece di sversare il latte circa 250 persone sono andate in municipio e hanno restituito le tessere elettorali, per protestare contro la Regione, indicata come una delle maggiori responsabili del crollo del prezzo del latte.
“Ci appelliamo al senso di responsabilità di tutti i portatori di interesse del comparto ovicaprino, convocati attorno a un tavolo dalla Regione per trovare una giusta soluzione alla crisi del prezzo del latte, affinché non si abbandoni la trattativa”. Lo affermano il Presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru, e l’assessore dell’Agricoltura, Pier Luigi Caria, in merito alla trattativa con i pastori. “Non lasciate il tavolo, fatelo per le decine di migliaia di famiglie che attendono le dovute risposte su un prezzo del latte inaccettabile. Mettete e mettiamo tutti da parte i colori e le appartenenze – dicono Pigliaru e Caria -, non lasciamo che le giuste istanze e le proteste degenerino in atti di violenza, guardiamo al raggiungimento di un obiettivo che deve portare a far aumentare nell’immediato il prezzo del latte pagato ai pastori, e a basarlo da ora in poi su parametri tecnico economici capaci di ridurre l’incertezza in cui vivono i produttori primari”.
Le richieste dei pastori sardi sono state commentate anche dalla Coldiretti, che chiede all’associazione degli industriali che rappresenta le industrie casearie di rendere pubblica a tutti i pastori della Sardegna la propria proposta contrattuale. “Il prezzo di circa 60 centesimi al litro – sostiene la Coldiretti – è una elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna in cui si trova il 40 per cento delle pecore allevate in Italia, per una produzione di quasi 3 milioni di quintali di latte destinato per il 60 per cento alla trasformazione in pecorino romano (Dop)”.
Nel pomeriggio le reazioni nazionali. Il primo a chiedere la convocazione di un tavolo nazionale con il governo protagonista è stato il candidato alla segreteria del Pd ed ex ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina: “Serve un tavolo nazionale da convocare subito – ha detto – e azioni concrete. È un problema complesso, che negli anni scorsi noi abbiamo affrontato. Nel 2017 il prezzo era sceso a 60 centesimi al litro e allora abbiamo compiuto alcune scelte, come gli aiuti diretti agli allevatori e l’introduzione del pegno rotativo che consente ai produttori di avere più facilmente finanziamenti in banca e non trovarsi a svendere il prodotto. Nel 2018 il prezzo alla stalla era risalito a 85 centesimi. Poco, rispetto al prezzo del formaggio che nello stesso periodo era aumentato del 102 per cento. Ora un nuovo crollo”.
REP.IT
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