Strasburgo processa Conte: “Burattino”. E lui si sfoga: parafulmine dei miei vice
ilario lombardo inviato a strasburgo
«No, non è vero che mi hanno trattato come Berlusconi». Giuseppe Conte corre fuori dall’aula che per due ore è stata il teatro della sua gogna. È ancora frastornato dall’eco delle urla, amareggiato dal sapore della sua personale indignazione. La sensazione di déjà-vu è immediata: l’aula è la stessa, i colori, l’inquadratura, un altro presidente del Consiglio italiano che viene processato… Era il 2003, Silvio Berlusconi diede del kapò al socialista tedesco Martin Schulz. Il tycoon televisivo che guidava l’Italia fece il suo ingresso nell’aula di Strasburgo circondato da sospetto e nervosismo. Questa volta l’aria è ancora peggiore, l’opposizione è più estesa, gli accusatori si moltiplicano. È un crescendo che ha il suo apice quando Guy Verhostadt, il belga leader dei liberali (Alde) lo definisce un «burattino».
L’emiciclo semivuoto è un’arena gelida che attende di sentire il capo del governo che fa da avanguardia ai sovranisti e ai populisti di Europa. Dopo, dirà ai suoi collaboratori: «Ce l’avevano con Di Maio e Salvini. Ma sono io ad averci messo la faccia, a fare da parafulmine». Non poteva sapere però che lo avrebbero cinto d’assedio con critiche così dure e martellanti, incattiviti con il governo che lascia in mare i migranti, che sfida Bruxelles sulle regole di bilancio, che frantuma i rapporti diplomatici con il vicino francese inseguendo i gilet gialli, che non consente all’Europa unita di disconoscere il venezuelano Maduro. Gli chiedono conto di tutto, rivoltandogli contro il discorso del suo debutto all’Europarlamento sul futuro dell’Ue, rammaricandosi per l’Italia che si va sfilando dal suo ruolo di Paese fondativo.
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