Tav, lo scontro tra Salvini e Di Maio blocca i cantieri fino alle europee
LA PRESSIONE
Contenziosi e arbitrati internazionali a parte, l’analisi costi benefici applicata allo stallo in corso fa però pendere la bilancia a favore dei grillini. Al partito della decrescita felice, e che considera le opere pubbliche solo per l’eventuale ricadute giudiziarie, il blocco del cantiere piace anche perché a maggio si vota anche in Piemonte e il blocco storico grillino sta tutto nei no-Tav. Salvini ha però un duplice problema. Per primo deve smentire una commissione voluta, insediata e pagata da tutto il governo. Inoltre deve contenere la pressione di quel popolo delle partite iva e di quel nord che pensa di ricompensare con la legge sulle autonomie regionali che è però bloccata, mentre corre il reddito di cittadinanza e la Tav si ferma insieme a tanti altri cantieri.
Mentre Salvini ieri ha continuato a dire la sua su tutto – dal latte a Satana – da domenica sera Di Maio si è inabissato. Più che elaborazione del lutto dovuto alla pesante sconfitta elettorale in Abruzzo, nei Cinquestelle si sostiene che si è «lavorato sul dopo» e su come correggere la strategia comunicativa puntando più sulle cose fatte che su dichiarazioni e annunci. La radicalizzazione dei messaggi al posto della grisaglia ministeriale non sembra aver pagato perchè avrebbe consolidato lo zoccolo duro – che comunque vota M5s – ma allontanato il voto d’opinione. Così come l’inseguimento dell’alleato sui temi suoi potrebbe essere quindi finita perché, come spiega la sindaca di Roma Virginia Raggi parlando di Salvini, «il lavoro» «deve essere fatto giorno per giorno talvolta anche in maniera silenziosa».
Silenzi, tensioni e fibrillazioni in casa M5S che disorientano la Lega. Salvini ieri mattina si è presentato a palazzo Chigi, per il vertice già rinviato la sera precedente, e non trova Di Maio ma la busta con su scritto No-Tav lasciata da Toninelli. Dopo settimane d’attesa l’analisi costi-benefici sulla Torino-Lione è arrivata e di fatto scaraventata come un macigno anche sulla scrivania del premier Conte. Sul tavolo del presidente del Consiglio le questioni aperte sono ormai tantissime, ma per capire come si potranno risolvere occorre attendere la decisione dei grillini sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini. Da domenica notte Tav e Diciotti vengono considerati dall’ala ortodossa limes da non valicare. E così il no alla Tav, che ieri ha ufficializzato il ministro Toninelli, sembra il primo tempo di un film già scritto dal Fatto e che sulla Diciotti potrebbe non dare scampo a Salvini.
Il leader della Lega ha compreso i rischi e ieri non solo ha evitato di commentare l’analisi della commissione no-tav di Toninelli, ma ha anche inseguito per l’intera giornata il collega vicepremier. L’attesa di un vertice di maggioranza nel Carroccio è forte perché «tre mesi di stallo su tutto sono difficili da passare». Non c’è solo il timore che un incidente possa far saltare tutto, ma soprattutto il terrore che una crisi di governo costringa Salvini a tornare nelle braccia di Silvio Berlusconi senza passare per le urne e poter quindi capitalizzare il consenso sin qui raccolto.
Di Maio è in forte difficoltà soprattutto nel Movimento, «ma prima di suicidarsi o di essere suicidato – assicurano i suoi – è pronto ad indossare la cintura esplosiva» per tirare giù il vicepremier leghista e il premier Conte. I rapporti tra Di Maio e Conte sono da qualche settimana molto complicati anche per i sospetti che viaggiano tra i grillini sul conto del premier e di un suo futuro impegno diretto in politica. Fatto sta che ieri Salvini ha difeso Conte dagli attacchi ricevuti a Strasburgo. Il M5S non è andato oltre il seppur stimato capogruppo Francesco D’Uva.
IL MESSAGGERO
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