Reddito di cittadinanza, la Lega prova a silurarlo


Ma torniamo agli emendamenti al decretone. A fronte di 1.600 proposte di modifica (mille di Fratelli d’Italia, però), è principalmente il partito di Matteo Salvini a intestarsi la battaglia per fissare paletti più severi per la conquista del reddito di cittadinanza. Per gli stranieri, per esempio, si esclude la possibilità che per chiedere il reddito sia sufficiente la presenza di un familiare in possesso di un permesso di soggiorno mentre un altro emendamento stabilisce l’obbligo di certificazione, tradotta in italiano, della composizione del nucleo. In chiave anti-divano, si prevede come requisito che almeno uno dei componenti del nucleo familiare «abbia corrisposto, nei dieci anni precedenti, imposte e contributi da lavoro, in un qualsiasi importo e per almeno 24 mesi, anche non continuativi».
 
Un altro emendamento chiede che ogni mese arrivi all’Inps l’attestato dell’adempimento degli obblighi prima dell’accredito mensile del reddito. Ai giovani richiedenti il reddito di cittadinanza che abbiano tra i 18 ed i 28 anni si prescrive un anno di servizio civile obbligatorio. Non basta: deve salire da 8 a 36 il tetto di ore che i beneficiari del reddito devono impiegare in servizi resi alla comunità, nell’ambito del Patto per il Lavoro e per l’inclusione sociale. E ancora: il sussidio «può essere rinnovato una sola volta per un periodo pari alla prima erogazione». 
 
Una stretta al reddito in piena regola, insomma, quella proposta dalla Lega. Ma l’iniziativa più dirompente riguarda il sud, con la proposta di bloccare il doppio bonus per chi assume un percettore del reddito di cittadinanza under 35. Una soluzione contro la quale si è scagliata la ministra Lezzi. 

Ma anche dai grillini non sono mancate le proposte di aggiustamento del sussidio. Da un lato si punta a ampliare la scala di equivalenza in base alla quale sono selezionate le famiglie beneficiarie del reddito di cittadinanza, per favorire quelle più numerose con figli minori. Dall’altro si chiede di estendere gli incentivi all’assunzione dei percettori del reddito di cittadinanza anche ai datori di lavoro «domestico», dunque per colf e badanti. 
Significativi anche gli emendamenti al capitolo pensioni del provvedimento. La Lega punta su uno «sconto-figli» per le mamme che lavorano e a portare a 45 mila euro il Tfr ottenibile dai dipendenti pubblici, mentre i grillini spingono per ampliare la platea di coloro che possono riscattare la laurea a prezzi vantaggiosi, fino a 55 anni età.

QN.NET
 

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