Movimento 5 Stelle, il sondaggio dopo l’Abruzzo: deluso un elettore su tre

Lo scorso 4 Marzo, nel giorno delle elezioni politiche, il M5S conquistò il 32.7% dei voti e risultò il primo partito. La Lega un po’ meno della metà, arrivò al 17.7%. Oggi, invece, il M5S è sceso al 23% perdendo quasi 10 punti negli ultimi 10 mesi, al contempo il partito di Salvini è incrementato al 33%, guadagnando in questo stesso periodo +15%, raddoppiando i consensi, così come è accaduto anche alle regionali dell’Abruzzo. Se quindi il Governo nel suo complesso tiene, è anche vero che nel frattempo si sono invertiti i rapporti di forza tra i due sottoscrittori del contratto. Se questo potrà avere un impatto sulla squadra di Palazzo Chigi lo si potrò capire solo dopo l’apertura delle urne il 26 maggio, quando si sarà votato per le Europee. Non potrà essere certo l’Abruzzo a far cadere il Governo.

MA dopo le Europee, ammesso che si confermi questo stesso trend, ciò che oggi sembra una piuma (i risultati dell’Abruzzo) potrà sembrare una trave, in seguito ai dati della prima consultazione nazionale dopo le politiche dell’anno scorso. Il disincanto da parte di una quota consistente dell’elettorato cinquestelle è evidente: oggi il 60% di chi lo scorso 4 marzo votò il partito di Di Maio confermerebbe il voto al Movimento, al contempo il 15% preferirebbe votare il centrosinistra e un ulteriore 20% Lega, e non altri partiti di centrodestra. Quindi ciò che finora è stato il grande punto di forza dei 5S, cioè quello di aver saputo aggregare un elettorato eterogeneo che proveniva sia da destra che da sinistra, potrebbe trasformarsi in un boomerang, in quanto una parte di questi elettori sta ritornando all’ovile.

D’altronde 1/3 dei votanti M5S è deluso rispetto alle politiche del Governo. Il 30% ritiene che i pentastellati non stanno mantenendo le promesse fatte e il 38% esprime giudizio negativo sull’alleanza con la Lega. Se il decreto dignità e il reddito di cittadinanza sono i provvedimento che mettono d’accordo rispettivamente l’82% e il 78% dei propri elettori, il giudizio sulle altre azioni politiche non registra mai un consenso elevato. Addirittura sulla vicenda dell’Ilva solo il 18% dice che il Movimento ha operato bene, cosi il 20% sul SI al Tap. Per la Tav il consenso sale al 55%, ma bisogna dire che su questo aspetto gli elettori sono spaccati in due, nel senso che c’è una parte valutabile intorno al 30% che comunque è favorevole alla linea ad Alta Velocità.

Nella realtà il partito di Di Maio paga lo scotto di aver aggregato elettori di diversa estrazione e quindi qualsiasi azione politica scontenta una parte dei votanti. Sul reddito di cittadinanza è favorevole l’elettorato proveniente da sinistra, mentre sono propensi alla realizzazione della Tav i provenienti da destra. Avvolgere la matassa non sarà cosa semplice da qui alle Europee.

* Data di realizzazione del sondaggio: 12/02/2019. 
Committente: Quotidiano Nazionale
Estensione: nazionale
Campione: Panel Omnibus rappresentativo della popolazione italiana maggiorenne
Tecnica: tempo reale
Consistenza del campione: mille
Rispondenti 93%

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