Il dossier del M5S contro l’autonomia: “No a cittadini di serie A e serie B”

Per i 5 stelle il rischio è che «le Regioni più ricche abbiano maggiori trasferimenti a scapito di quelle più povere. L’esito finale non potrebbe che essere anticostituzionale». Soprattutto, un’operazione inaccettabile per un partito che ha ottenuto i migliori risultati proprio al Sud e che rischia di lasciare spazio alla concorrenza.

Non è certo un caso che il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e il presidente della Campania Vincenzo De Luca abbiano già cominciato a incalzare M5S su questo punto: «Vogliono dissolvere l’unità nazionale – dice De Magistris manifestando davanti alla Camera – spiace vedere il M5S che ha preso così tanti voti anche al Sud, approvare una manovra che nei confronti del Mezzogiorno è davvero assai penalizzante». Troppo, per un partito che ha appena subito una pesante sconfitta in Abruzzo.

Non bastano le rassicurazioni della Lega. La ministra Erika Stefani, che ha tenuto la regia di tutta la fase «tecnica» della trattativa, assicura che non ci saranno «penalizzazioni» per le regioni del Sud. Salvini, al termine del consiglio dei ministri, lascia trasparire una certa irritazione: «Non ci saranno cittadini di serie A e di serie B. Chi dice queste cose non l’ha letto».

Ma il dato di fatto è che l’accordo ancora non c’è, perché M5S chiede garanzie, non intende cedere tutte le competenze che chiedono soprattutto Veneto e Lombardia. Non solo, M5S addirittura «esige» (così c’è scritto nel dossier) che il Parlamento possa a sua volta modificare le intese, prima di approvarle, e che non sia costretto a dire semplicemente sì o no ai testi che arriveranno. «Il Movimento 5 Stelle – si legge nel dossier dei gruppi parlamentari grillini – esige che il Parlamento mantenga un ruolo centrale nella valutazione delle legge che recepisce le intese, con la possibilità di correggerle se necessario».

Su questo la tensione è stata alta in consiglio dei ministri, Salvini e la Stefani si sono detti disponibili a concedere un passaggio parlamentare prima della firma delle intese, ma non accettano che poi Camera e Senato possano rimettere mano a degli accordi ormai siglati da governo e Regioni. «Stiamo valutando come coinvolgere il Parlamento», spiega il leader della Lega dopo la riunione del governo. La Stefani aggiunge: «È difficile che ci sia un ddl che possa essere emendabile, ma ci sarà un confronto parlamentare prima di firmare l’intesa».

Ma la Lega, appunto, non vuole far saltare tutto proprio ora. Salvini da giorni invita i suoi alla cautela perché sa bene che l’alleato M5S va trattato con prudenza, dopo la sconfitta in Abruzzo: meglio accettare qualche compromesso e ritardare un po’.

Linea che sposano anche i presidenti di Lombardia e Veneto. Attilio Fontana dice: «Quella di oggi forse non è la giornata epocale che ci aspettavamo, ma è sicuramente un passo avanti significativo verso l’autonomia». A frenare, dice, sono «alcuni ministri Cinque stelle, ma non solo. È un sentimento trasversale di gente che ha paura del cambiamento».

LA STAMPA

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