La proposta di legge veneta: “Albo professionale, fattura e partita Iva per le prostitute

fabio poletti milano

È la discussione più antica del mondo. Se ne parla con insistenza dal 1958, quando la senatrice veneta Lina Merlin chiuse, e bisogna vedere davvero se per sempre, le case chiuse. Ogni tanto il dibattito torna. Anche Matteo Salvini era uscito allo scoperto: «Se dobbiamo sconfiggere la criminalità, togliamo dalle strade la prostituzione. Va regolamentata e tassata come nei Paesi civili». È seguita poi la proposta di legge del senatore della Lega Gianfranco Rufa che prevede il divieto dell’esercizio della professione nei luoghi pubblici, e la regolamentazione del fenomeno con annessa tassazione del lavoro autonomo. Una proposta riveduta e corretta spuntata ora pure alla Regione Veneto. Dove il consigliere Antonio Guadagnini del gruppo indipendentista Siamo Veneto punta all’istituzione di un albo delle lavoratrici del sesso in ogni Comune: «Oggi lavorano in Italia 70 mila prostitute. Quasi la metà secondo i dati della Commissione Affari sociali della Camera sono immigrate. Duemila sono minorenni e altrettante sono ridotte in schiavitù e costrette a vendersi. Il fenomeno è dilagato in strada. Le case chiuse si sono trasformate in appartamenti, stanze d’albergo compiacenti e automobili».

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