Roulette Rousseau
Sull’argomento Di Maio e Di Battista sono in un vicolo cieco. Se dessero ordine di «assolvere» l’alleato verrebbero tacciati dallo loro base di tradire i principi del movimento e di difendere la casta politica dai magistrati. Viceversa il sì al processo segnerebbe la fine di fatto del governo gialloverde. Così, per cercare di salvarsi, i due si comportano come gli imperatori romani che chiedevano agli spettatori radunati al Colosseo di decidere, non con un clic ma facendo segno col pollice, la sorte dei gladiatori. O, se preferite, come Ponzio Pilato che affidò ai cittadini la decisione se liberare Gesù o Barabba perché non voleva sporcarsi le mani con una scelta impopolare, qualunque fosse stata.
Vita o morte, di Salvini e del governo, la deciderà quindi il popolo. Che, detto con rispetto del popolo medesimo, è una pratica barbara che nulla ha a che fare con la democrazia, qualsiasi sia il verdetto. Perché in democrazia decide la maggioranza degli eletti o dei competenti, non del popolo quando si parla di scienza e giustizia: è l’essenza dei fatti che stabilisce una verità o una ragione, non la pancia della massa.
I tribunali del popolo evocano regimi, dittature e organizzazioni terroristiche (il «tribunale del popolo» delle Brigate Rosse sentenziò la fine di Aldo Moro e di tanti altri). Che ne sa il «popolo» di codici e leggi? Ha letto le carte? Siamo di fronte all’ennesima buffonata, probabilmente anche taroccata, perché non c’è nulla di più manipolabile di una votazione on line, il cui risultato reale è nelle mani del gestore, in questo caso la Casaleggio Associati. Un gioco, come al solito da quelle parti. Ma pericoloso, perché se la «roulette Rousseau» sfugge di mano ci scappa il morto (politico).
IL GIORNALE
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