La moral suasion dei 5 Stelle: a rischiare è tutto il governo

L’assemblea era stata richiesta all’indomani del disastroso voto in Abruzzo, proprio per discutere della batosta elettorale. Di Maio ha tentato di trasformarla da potenziale processo ai danni suoi e del compare Di Battista, richiamato dai Caraibi per animare – coi risultati che si sono visti – la campagna elettorale, in una discussione sui meccanismi interni al partito. Allearsi o meno con altre liste, ritoccare o meno la regola dei due mandati, costituire o meno una segreteria politica e fanfaluche varie. Ma il caso Diciotti, e il voto in giunta di martedì sul salvataggio dell’alleato di governo, finiranno per condizionare il dibattito, prevedibilmente. E Di Maio teme l’assedio.

Quindi cerca di convincere i suoi che si tratta di un caso di vita o di morte: se dicessimo sì al processo contro Salvini, la Lega farà saltare il governo. E con il governo rischia di saltare la legislatura, e tutte le comode poltroncine (quella di Roberto Fico, per dirne una) e i lauti stipendi e i voli di Stato e le rendite di potere e le ospitate in tv e tutto il meraviglioso scintillante mondo in cui i grillini si sono ritrovati proiettati all’indomani delle elezioni, e nel quale hanno imparato a godersela assai.

In realtà, la Lega si guarda bene dal minacciare la crisi di governo. Anzi, Salvini e i suoi lanciano flautati messaggi rassicuranti: «Il voto online dei Cinque Stelle non mette a rischio il governo», giurano. Però anche il ministro dell’Interno è preoccupato assai. Lui a processo non ci vuole assolutamente finire, anche se all’inizio aveva avventatamente fatto lo spavaldo, dicendosi pronto a farsi giudicare. Poi gli hanno spiegato che rischierebbe grosso, e ci ha ripensato. Certo, Di Maio si è affannato a spiegargli che il voto online è una pura «formalità», che serve soprattutto a tutelare il vicepremier grillino e ad evitargli di dover prendere una decisione impopolare nel suo mondo: «Se facciamo decidere la base, nessuno mi potrà contestare la decisione». Gli ha spiegato che il sondaggio è organizzato in modo da prefigurarne i risultati, fin dal quesito. E Salvini sa che la piattaforma Rousseau è saldamente in mano alla Casaleggio, e che difficilmente ne può uscire un esito non voluto. Ma anche alla Casaleggio sono preoccupati, tanto che ieri hanno lasciato trapelare via Il Fatto che c’è il timore che «gli hacker violino il portale», come del resto è accaduto ogni volta. Il timore vero è che i famosi «hacker» dimostrino una volta di più quanto il voto su Rousseau sia insicuro e manipolabile dall’interno. Insomma, Salvini sarà probabilmente salvato, sia pur col trucco; il governo pure, ma per i Cinque Stelle comunque sarà una figuraccia.

IL GIORNALE

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