Nazionalizzare Bankitalia, M5S relatore del testo della Meloni. Pd e Leu: “E’ nata una nuova maggioranza?”

Questo il cuore del provvedimento contenuto nell’articolo 1 del ddl Meloni. Di fatto identico all’art.4 della proposta presentata il 18 aprile 2016 che recita così: «Dal primo maggio 2016 le quote di partecipazione della Banca d’Italia detenute da soggetti diversi dallo Stato o da altri enti pubblici sono trasferite al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ai soggetti detentori di suddette quote di partecipazione è attribuito il corrispondente valore nominale».

Un testo che era firmato da Alessio Villarosa, Carla Ruocco e Daniele Pesco. Al tempo, semplici deputati di opposizione del M5S, oggi invece ai vertici di ministeri e commissioni. Pesco è presidente della Bilancio al Senato. Ruocco guida invece proprio la commissione Finanze della Camera dove è stato incardinato il testo Meloni e dove ieri era presente per un’audizione Villarosa, in qualità di sottosegretario all’Economia.

Anche Villarosa non ha risposto alle opposizioni. Il governo è d’accordo sulla nazionalizzazione? «Ne parleremo durante il dibattito» è stata la risposta nella maggioranza con evidente imbarazzo. Difficile infatti che Villarosa, Ruocco e Pesco abbiano cambiato idea a proposito dopo nemmeno tre anni. Stanno imparando però a valutare il peso politico delle decisioni quando si è al governo e sanno che su Bankitalia ogni mossa deve essere coordinata con il capo del M5S Luigi Di Maio e il resto della compagine governativa. Soprattutto nel pieno di una campagna di pressione sull’Istituto di vigilanza che ha avuto pochi giorni fa il suo culmine nella richiesta da parte dei grillini della coatta sostituzione di Luigi Federico Signorini, vice direttore generale, accusato di non aver vigilato abbastanza durante le crisi bancarie. La sua nomina è scaduta da una settimana. Non c’è un nome alternativo, e il premier Giuseppe Conte, stretto tra Di Maio e il Quirinale che vuole garantire l’indipendenza di Palazzo Koch, ha preso tempo, in modo da far maturare il momento migliore per confermarlo. Sempre che i 5 Stelle non alzino ancora di più la posta.

LA STAMPA

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