Le primarie Pd si giocano in tv e sui giornali. E Renzi nel 2017 ha ‘archiviato’ l’informazione interna al partito
Pd, da Bersani a Renzi: così chi vota alle primarie si è spostato su posizioni moderate
di LUCA CARRIERI
Per rispondere a tale domanda, a partire dal 2012 la survey organizzata
da C&LS in occasione di ogni “chiamata ai gazebo”, include un
quesito sulle fonti di informazione utilizzate dai selettori.
I dati raccolti – pur non del tutto omogenei, trattandosi di due tipi
differenti di competizioni – sono relativi alle primarie 2012 del
centrosinistra e all’elezione del segretario del PD nel 2013 e nel 2017.
In tutte e tre le occasioni si è confermata la storica centralità della
televisione (da cui purtroppo non è possibile scorporare il dato della
radio), ma con sensibili differenze. Il picco della sua influenza si è
verificato nel 2013, quando raggiunse il 40,8%; prima e dopo si è
attestato invece intorno al 34-35%.
Una spiegazione può essere ricercata nella cospicua presenza ai gazebo
di nuovi selettori renziani nel 2012 e nel 2013. Come è stato
evidenziato in varie pubblicazioni di C&LS, il primo Renzi aveva
infatti una forte capacità attrattiva nei confronti di cittadini
mediamente meno interessati a partecipare personalmente alla politica,
rimasti fino a quel momento estranei al rito delle primarie – e in
percentuali non trascurabili, nemmeno elettori del PD o del resto del
centrosinistra – che quindi tendono ad utilizzare in misura minore le
fonti di informazione più legate alla socializzazione politica
tradizionale, a vantaggio di canali più affini alla disintermediazione e
al rapporto diretto leader/sostenitori.
Politica
Pd, quattro primarie a confronto e quella partecipazione sempre alta al Sud
di SELENA GRIMALDI *
Nel 2012 l’ascesa di Renzi è però agli inizi: costringe Bersani al
ballottaggio, ma al primo turno il giovane sindaco non va comunque oltre
il 35,5%, con la conseguente diluizione di queste sue “forze fresche”
nel mare magnum dei tradizionali selettori di Bersani (e anche di
Vendola). Nel 2013, in una competizione tutta interna al PD, e dopo
l’implosione della ex “ditta” bersaniana, Renzi stravince con un
trionfale 67,7%, composto anche da numerosi ritorni ai gazebo dei suoi
sostenitori personali, desiderosi di rivincita dopo la sconfitta subita
appena dodici mesi prima.
Nel 2017, invece, il Renzi ex presidente del Consiglio dei ministri ed
ex segretario in cerca di rielezione ha completato l’assorbimento dei
«veterani»: il selettorato più fedele e più vicino alla vita del
partito, spesso maturo quando non già anziano, con un conseguente calo
dell’afflusso di nuove «matricole» dall’esterno.
Condividi Scorporando il dato medio delle fonti di informazione utilizzate nel 2017 dai sostenitori dei tre candidati, osserviamo risultati abbastanza in linea con le loro caratteristiche e con quelle del selettorato di riferimento. Il 35% di partecipanti alle primarie che ha ricevuto informazioni prevalentemente tramite tv e radio sale al 38% per i supporter di Renzi, mentre scende al 30% per i selettori di Emiliano, e addirittura al 27% per quelli di Orlando, ultimo epigono della ex “ditta”. Specularmente, l’ex ministro della Giustizia fa registrare un picco di selettori che hanno ricevuto informazioni principalmente dal partito (19%): quattro o cinque punti più della media e dei suoi avversari.
Emiliano sembra aver invece puntato molto sul passaparola. Pur con bassi valori in termini assoluti, in percentuale i suoi supporter che hanno ricevuto input da contatti informali con familiari e amici/colleghi sono il doppio (16% complessivo) rispetto alla media e ai valori dei suoi competitor. Il governatore pugliese ha fatto registrare anche il valore più basso di selettori che hanno cercato informazioni scritte (29%), per di più con un inedito “sorpasso” di Internet (15%, il valore più alto di tutti) a danno dei giornali (14%, un terzo in meno della media complessiva).
Detto del feeling dei selettori renziani con la televisione, al contrario si conferma la distanza dell’ex «rottamatore» da quello che un tempo poteva essere considerato il “cerchio esterno” (ma neanche troppo, si pensi all’ex segretario Epifani) del più grande partito del centrosinistra: sindacati e associazioni culturali. Nessuno dei supporter renziani 2017 li ha citati come fonte principale di informazione, a differenza di quelli di Orlando e perfino di Emiliano.
* Alessandro Testa (Università di Perugia) – D ottorando in “Politica, politiche pubbliche e globalizzazione”. I suoi interessi di ricerca vertono sul tema delle organizzazioni partitiche, con particolare riferimento alla parabola storica dell’ecologia politica in Italia e alla selezione dei candidati e dei leader di partito.
“Questioni Primarie” è un osservatorio sulle primarie. È un progetto di Candidate & Leader Selection, realizzato grazie alla collaborazione con l’edizione online della rivista “il Mulino” e con il coinvolgimento dell’Osservatorio sulla Comunicazione Pubblica e Politica dell’Università di Torino.
REP.IT
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