Nasce il nuovo Espresso al Teatro Argentina con Saviano e Cacciari

La serata-spettacolo comincia con l’attrice Isabella Ragonese, vestita di rosso, che recita una brano della giornalista Anna Politkovskaia, uccisa nell’ottobre 2006 nell’ascensore del palazzo dove abitava a Mosca, che legge: ” Vi ricordo signori ufficiali che siete al servizio della società, quindi siate gentili. Non mentite. A me, sulla Cecenia non la date a bere. Io sono nemica delle menzogne. In Cecenia siamo spietati con i nostri nemici. Vi invito a Mosca per una conversazione vera e non virtuale”. Applausi. La parola di nuovo a Damilano che presenta il giornale che sarà: ” Oggi apriamo una nuova fase. Il giornalismo è verità e la verità un percorso. Noi faremo una ricerca della verità, raccontare qualcosa che non si sapeva prima. Noi vogliamo creare un luogo dove confrontarsi, partirò dalla fine, dedicata alle “Storie”, ovvero racconti di lettura più lunga e distesa con personaggi, tendenze e luoghi italiani e internazionali”



“La sezione centrale si chiamerà “Idee” dove troveranno spazio le battaglie e le polemiche culturali, sarà al centro del giornale perché è una visione del mondo – prosegue Damilano –  si apre con la “Prima pagina” e “La parola della settimana” e poi inchieste e servizi di copertina. La nostra prima copertina sarà dedicata a Matteo Salvini e cosa ha fatto a Mosca il 17 e 18 ottobre”. Damilano chiama sul palco Lirio Abbate, Vittorio Malaguti, Marcelle Padovani (Nouvel Observateur) e Angela Giuffrida (The Guardian) per un mini talk-show dedicato al giornalismo d’inchiesta e al ruolo della stampa in Europa. “Anche noi faremo la prossima copertina su Salvini – dice Marcelle Padovani – Salvini è la copertina perfetta. Non bisogna mai dimenticare le notizie”. 

Torna in scena Isabella Ragonese, che con leggio e microfono, legge un brano di Altiero Spinelli sulla seconda guerra mondiale. Quando termina si fa buio in sala, e, su uno schermo appaiono le immagini della clip del film “La paranza dei bambini”, con la scena dei palloncini. Il film diretto da Claudio Giovannesi è basato sull’omonimo romanzo di Roberto Saviano ed ha vinto al Festival di Berlino 2019 L’Orso d’Argento per la migliore sceneggiatura. In questa atmosfera carica di attesa arriva Saviano. Tantissimi applausi. Il suo discorso è lungo e affronta molteplici argomenti: “La riflessione che voglio fare stasera è sul concetto di verità, parola che va spesa con parsimonia. I miei ragazzini nel film dicono sempre “amò”. Ma non è amore. Il concetto di verità oggi è oscuro. E’ vero tutto quello che finisce su un tweet, come quando Trump ha twittato “Giornalisti puà”. Se l’avesse fatto Bush avrebbe dovuto giustificarsi. Oggi è tutto velocissimo. Il controllo della verità è impossibile. In passato il luogo dell’informazione era il giornale ma nel momento in cui tutto diventa veloce, l’informazione non interessa più. Mi sento inadeguato. Non voglio quel tweet o quelle foto su instagram. Tre sono le accelerazioni che ci stanno distruggendo: il mercato, il clima e la legge di Moore. Il tweet più seguito della campagna americana è stato “Il papa appoggia Trump”. Che non era una verità.  Bisogna battersi in velocità e salire sull’hashtag del vincitore. I clic si pesano, non si contano”. Dopo l’intervento di Saviano arriva lo scrittore e saggista spagnolo Javier Cercas, che collabora con El Pais, che sottolinea “Il giornalismo non è morto”.

La serata si conclude con l’intervento di Massimo Cacciari: “Non parlerò di verità ma di Europa. L’Europa dovrà cambiare cambiare nome se non definisce i suoi fini – dice Cacciari – e qual è il suo fine? Deve avere un carattere di universalità, federare gli Stati. Non c’è comunità se non c’è solidarietà. Quale ruolo volete abbia l’Europa? Una missione di questo giornale è far capire la necessità di questa Europa. Bisogna far capire ai cittadini che è per il loro benessere e la loro sicurezza”. Nelle prime file era seduti Nicola Piovani, Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Marco Follini e tanti altri ancora.

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