Reddito di cittadinanza, l’obbligo di accettare un lavoro scatta con salario oltre 858 euro

Il decretone prevede che i beneficiari siano avviati a un Patto per il lavoro, percorso di attivazione lavorativa affidato ai tanto citati navigator. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio, fatti cento i nuclei beneficiari del reddito saranno 26 quelli incanalati su questa strada, mentre 37 entreranno nel percorso di inclusione dei servizi sociali dei Comuni e altri 37 non saranno soggetti ad alcun tipo di obbligo. Restringendo la lente su quelli del patto, saranno obbligati ad accettare almeno una di tre offerte di lavoro “congrue”, cioè coerenti con le competenze, la distanza e la durata della disoccupazione. Per la distanza, la norma ritiene congruo il limite di 100 chilometri alla prima offerta, di 250 alla seconda e di ovunque in Italia alla terza se si è nei primi 12 mesi di ricevimento del sussidio. Passato il primo anno, divantano congrui 250 chilometri già alla prima offerta e in caso di rinnovo del sussidio lo diventa qualsiasi proposta in Italia. Si resta entro i 250 chilometri in ogni caso, per le persone con disabilità.

Su questo schema, si innesta ora la novità dell’indicazione di un salario minimo.

Continuano intanto le problematiche verso l’attuazione del provvedimento. Dopo le Regioni e i precari di Anpal Servizi, a lamentarsi oggi sono i Caf che dicono di non poter “accettare le domande” per accedere al reddito di cittadinanza. “Manca la convenzione con l’Inps e i 20 milioni stanziati dal governo sono insufficienti”, denuncia il coordinatore della Consulta nazionale dei Caf, Massimo Bagnoli, su Tv2000. “Siamo pronti ma la norma dice che i Caf possono occuparsi del reddito di cittadinanza previa convenzione con l’Inps” che ancora non è stata stipulata, spiega Bagnoli. “Quindi pur volendo ad oggi i Caf non potrebbero occuparsi delle domande del reddito di cittadinanza”. Ma anche quando sarà attivata la convenzione, annuncia il coordinatore, ci sarà comunque un problema: “Abbiamo bisogno di risorse e, in questo momento, sono insufficienti a garantire ai Caf la possibilità di assicurare questo servizio”. Secndo Bagnoli, “i 20 milioni di euro stanziati dal governo sono serviti alle Isee del 2018. Quindi questi 20 milioni di euro non sono assolutamente sufficienti”.

In attesa dell’approdo, da lunedì, in Aula al Senato, la Commissione ha limato ulteriori dettagli al decreto. Ieri ha dato il via libera ha una modifica che mette un tetto di 36 mesi al periodo entro il quale il datore di lavoro deve restituire gli incentivi, in caso di licenziamento – senza giusta causa o giustificato motivo – di un beneficiario del Reddito, assunto a tempo pieno e indeterminato. In origine, il provvedimento non prevedeva un termine.

REP.IT

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