Sta per finire la stagione di Salvini il «temporeggiatore»

di Francesco Verderami

La regola, spiegata da Giorgetti ai leghisti di governo, è che «lo spread colpisce d’estate». Ma tra i ministri che lo stavano ad ascoltare c’era chi temeva che «i mercati possano farci una brutta sorpresa a maggio». Il mese delle Europee. Sarebbe drammatico se lo spread divenisse un fattore a ridosso delle urne che disegneranno la nuova mappa del potere a Roma e a Bruxelles: su quel voto Salvini sta costruendo il suo progetto, non può fallire. Raccontano che durante la discussione nessun esponente del Carroccio abbia usato accenti complottisti, semmai l’analisi teneva conto anche di altre discussioni. Come quella avvenuta a margine di un recente Consiglio dei ministri, quando un collega — appena rientrato da un colloquio «con gli americani» — ha spiegato che «loro sarebbero disposti ad aiutarci con gli investimenti. Ma se noi sul Venezuela ci schieriamo contro…».

È chiaro: le relazioni internazionali s’intrecciano alle questioni economiche, che a loro volta finiscono per incidere nelle faccende politiche domestiche. E nella Lega c’è la consapevolezza di quanto il governo sia debole e pericolosamente esposto sui tre fronti. La preoccupazione del sottosegretario alla Presidenza, che ha contezza di tutti i dossier a palazzo Chigi, va anche oltre: al timore per la finanza pubblica si aggiungono le perplessità su alcuni provvedimenti ancora da adottare e persino su altri già varati. Come certe norme contenute nel decreto «spazza-corrotti», per esempio, che a suo dire non vanno bene neppure ai magistrati.

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