Sta per finire la stagione di Salvini il «temporeggiatore»

Ma è con i conti che bisognerà fare i conti. Con la certezza che i dati peggioreranno nei prossimi mesi. Anche perché — come sostiene un ministro leghista — «la Finanziaria non regge». Nel senso che la ricetta, frutto di un compromesso con i grillini, «non va. E ammesso che sia valida farebbe vedere i suoi effetti solo nel secondo semestre dell’anno». Troppo tardi, specie se il fixing politico è per il voto di maggio. Probabilmente tardi anche per il progetto di flat tax familiare che Salvini sta facendo preparare alla sua task force economica: quali margini ci sarebbero per realizzare un pacchetto di misure anti-cicliche senza risorse?

A gravare sul governo, insieme all’economia, c’è poi la condizione difficile in cui versa il Movimento. Siccome già le Regionali (Sardegna compresa) lasceranno il segno, resta da capire cosa accadrà dopo le Europee. Ma il fatto che i leghisti attendano di capire se Di Maio reggerà, è un modo per spostare l’attenzione dalle scelte del loro «capitano». Verrà il momento in cui Salvini dovrà mostrare le carte, e si vedrà se i suoi slogan a tutela del governo sono un mantra o un bluff. Il ministro dell’Interno finora è stato abile a sfruttare le debolezze altrui, anche per nascondere le proprie. Ma alcuni nodi si stanno attorcigliando. Specie al Nord.

Si scorge una certa differenza tra le parole con cui Salvini asseconda il premier che parla di «mesi» per la concessione dell’autonomia regionale («in effetti bisogna fare le cose per bene»), e i toni ultimativi del governatore lombardo Fontana («noi non aspettiamo»). Così come si avverte un forte nervosismo nella Liga Veneta, che già ha (mal) sopportato il decreto dignità e il reddito di cittadinanza, ma ora è sul piede di guerra per il ritardo della riforma autonomista, oltre che per il progetto di chiusura degli esercizi commerciali la domenica. Berlusconi deve saperne di più se ieri ha detto che «saranno i fatti a costringere la Lega a lasciare M5S per venire con noi. Molti leghisti dopo le Europee imporranno il cambiamento».

Il capo del Carroccio ha un vantaggio di posizionamento sugli avversari ma è atteso al bivio: rifugge dall’idea di allearsi di nuovo con il Cavaliere, con cui si rivedrà per un inusuale vertice martedì insieme alla Meloni; ma dovrà calcolare se e quanto gli converrà restare accanto a Di Maio anche per la prossima Finanziaria. La stagione di «Salvini il temporeggiatore» sta per finire. E chissà se significa qualcosa il fatto che gli amici di Giorgetti lo descrivano «negli ultimi giorni sereno. Come se vedesse avvicinarsi la fine di un incubo»…

CORRIERE.IT

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