Davide Casaleggio: «I 5 stelle non saranno un partito. Il voto su Rousseau conterà sempre più»
Il caso Diciotti, la riorganizzazione del Movimento, le Europee imminenti: Davide Casaleggio traccia il bilancio dopo una settimana complessa, travagliata per i Cinque Stelle, giorni in cui si è parlato di attriti tra i vertici e divisioni nel gruppo parlamentare. L’occasione è un convegno a Milano, al Corriere, per il lancio di TrovoLavoro.
«Il pranzo con Beppe Grillo e Luigi Di Maio? È andato bene — esordisce il presidente dell’Associazione Rousseau, respingendo l’idea di divergenze sul futuro dei Cinque Stelle —. Abbiamo parlato a tutto tondo del Movimento». Casaleggio non si vuole sbilanciare nel tracciare la struttura pentastellata che verrà. Di Maio ha un progetto preciso che, nelle intenzioni del capo politico, sarà presentato a breve. «Gli sviluppi verranno definiti, verranno discussi», dice Casaleggio che rifiuta l’idea di una lenta trasformazione dei Cinque Stelle in un partito. «No, non ci stiamo trasformando in un partito — obietta —. Questa è una semplificazione giornalistica che spesso abbiamo visto negli anni». E aggiunge: «È già accaduto quando abbiamo creato il Movimento nel 2009 e poi nel 2013 quando abbiamo partecipato alle Politiche abbiamo dovuto dotarci di uno statuto: il Movimento rimane sempre il Movimento».
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