Fitch: l’Italia rischia il voto anticipato. Possibile una manovra bis in estate

Fitch prevede nuovi scontri con la Ue, e scrive che «continua ad esserci ampia incertezza nelle previsioni fiscali oltre il 2019, legata alle dinamiche politiche. Anticipiamo pochi dettagli sulla legge di bilancio del 2020 fino alle elezioni europee di maggio». Secondo l’agenzia «le differenze ideologiche tra M5S e Lega aumenteranno queste tensioni. La Lega potrebbe essere interessata a tornare alla coalizione con Forza Italia e Fratelli d’Italia. Non ci aspettiamo che il governo duri l’intero mandato e vediamo un aumento delle probabilità di elezioni anticipate dalla seconda metà di quest’anno».

Giuseppe Conte sposta in avanti la speranza di una ripresa, commentando positivamente la valutazione di Fitch: «Nella seconda parte dell’anno le nostre misure di politica economica e il quadro macroeconomico internazionale daranno impulso alla ripresa che alimenterà la crescita ben oltre il 2019». Una scommessa perché la realtà è di una recessione che ormai nessuno nel governo italiano fa finta di non vedere. Lo scenario non è dei migliori: il Country report della Commissione Ue in arrivo confermerà che la crescita dell’Italia non c’è. Lo stesso quadro desolante verrà certificato dai conti Istat del 2018. Il Pil galleggia intorno allo zero virgola mentre i gialloverdi avevano promesso +1%. Conte non fa che ribadire lo stesso concetto espresso durante il question time in Senato: «A garanzia degli obiettivi di finanza pubblica, la legge di Bilancio contiene misure di monitoraggio dei conti e un meccanismo di accantonamento di risorse sino a 2 miliardi».

La novità delle ultime ore, come filtra da Palazzo Chigi anche per smentire le voci insistenti di una manovra bis imminente, è che le prime correzioni potrebbero partire a marzo. Correzioni che la manovra già prevederebbe e che si basano su un controllo a scadenza trimestrale affidato al ministro dell’Economia Giovanni Tria. Sarà lui a decidere i tempi e come e dove intervenire, fatta salva la matrice più politica delle decisioni. E proprio Tria, ieri, ha chiesto di andare oltre i limiti del Fiscal compact: «Regole che funzionano con una crescita sostenuta e non consentono di rispondere alle esigenze della situazione corrente», «tecnicismi» che «non ricostruiscono la fiducia».

Di fatto, se gli obiettivi di deficit non saranno confermati, il governo gialloverde sarà costretto ad anticipare un aggiustamento con clausole di salvaguardia inserite nelle legge di Bilancio dopo la fitta e complicata trattativa con l’Europa. In cascina, ragionano nella maggioranza, ci sono due miliardi trasformabili in tagli. Tutto pur di evitare di far piombare un tagliando alla manovra in piena campagna elettorale per le Europee. Dopo il voto cambieranno gli orizzonti dei due partiti e ogni cosa diventerà possibile. Anche una correzione di 8 miliardi. Che sia difficile evitarla anche in estate è una convinzione dei leader, a partire da Di Maio. Prima, la Commissione Ue in scadenza non avrà abbastanza potere politico per agire. Poi, passate le elezioni, arriveranno le annuali raccomandazioni per i singoli Paesi membri. E lì sarà difficile difendere i conti italiani se non ci saranno stati ritocchi d’emergenza.

LA STAMPA

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