Le minacce di Salvini ai grillini e al centrodestra

Augusto Minzolini

Confessioni di un grillino di governo. Giovedì mattina nel corridoio che immette al portone principale di Montecitorio, a poche ore dalla votazione della mozione sulla Tav, Stefano Patuanelli, presidente dei senatori 5stelle e uno degli strateghi dell’anima «governativa» del movimento, confida le ragioni del «no» al processo a Salvini e le mosse dei prossimi mesi.

«C’era il rischio di andare ad elezioni anticipate – spiega – e dare l’autorizzazione al processo al leader leghista avrebbe equivalso a staccare la spina e ad aprire la strada per le urne, con il rischio di prendere meno del 20%. Per cui, tra grandi travagli, abbiamo scelto il no. In cambio Salvini, che è uomo di parola, andrà avanti in questa esperienza di governo». Così, soppesando pro e contro, i dorotei del grillismo di governo hanno fatto la scelta più pragmatica, la più coerente con la propria natura. Scelta che, a cascata, si porterà dietro altre decisioni. «Di Maio – racconta Patuanelli – ha spiegato a Salvini che sulla Tav il movimento non può tornare indietro. Ma una soluzione dopo le Europee la troveremo. Sull’autonomia non siamo contro, pure i nostri hanno raccolto le firme in Lombardia e Veneto. Ma sarà lo stesso ministero dell’Economia che porrà un problema di compatibilità economiche su alcuni trasferimenti di competenze. La vera emergenza, invece, sarà la crisi economica. Dovremo stringere i ranghi. E forse si porrà il problema del ministro dell’Economia. In una fase del genere ci vorrebbe un personaggio empatico in quel posto. Savona sarebbe stato perfetto».

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