Legittima difesa, Salvini in carcere dall’imprenditore che sparò al ladro
Per Salvini l’esigenza di ordine e sicurezza che c’è nel Paese deve prevalere su tutto. Ed è convinto che la legge approvata al Senato nello scorso ottobre possa rispondere a questa domanda. Non è un mistero che i 5 Stelle si erano opposti a questo testo. Il capogruppo M5S in commissione Giustizia, Francesco Urraro, un avvocato che è stato presidente del consiglio degli avvocati di Nola, aveva presentato tre emendamenti che attenuavano le norme. Ma Salvini ha fatto la voce grossa e i grillini si sono ritirati in buon ordine. Ora il ddl aspetta l’ok della Camera e il ministro dell’Interno ha già avvertito gli alleati. «Mi aspetto che non ci siano scherzi. È una legge di civiltà europea. Così come è uscita dal Senato deve essere approvata a Montecitorio». E ha fissato una scadenza: la legittima difesa deve essere legge entro marzo.
Una tempistica importante perché il 26 maggio si vota per le europee e a quell’appuntamento il capo del Carroccio vuole arrivarci con una promessa realizzata, una in più rispetto a Quota 100 e al blocco degli sbarchi di migranti in Italia. Ma c’è anche dell’altro nel carniere leghista. Una commissione interna del partito sta lavorando alla flat tax e il quoziente familiare, puntando innanzitutto alla riduzione dell’aliquota più bassa, quella del 23 per cento, dell’Irpef. Un’altra proposta di sicuro impatto popolare che tuttavia andrà a impattare con la stesura del Def in primavera e soprattutto con il rischio di una paventata manovra correttiva dopo il voto di maggio. Poi c’è il problema della Tav che non è ancora chiaro quando e se si farà. Anche l’autonomia per le Regioni avrà forti ritardi nella tabella di marcia. «Verrà approva entro l’anno», ha detto lo stesso Salvini, facendo capire che ci vorrà ancora molto tempo. Per questo Salvini si tiene su un terreno sicuro, che gli ha sempre dato grandi risultati in termini di consenso. La legittima difesa rientra in questo terreno e la visita di ieri all’imprenditore di Piacenza sta proprio nell’immaginario perfetto per l’elettorato leghista.
Ad attenderlo davanti al carcere di Novate c’erano, il prefetto e il questore, i familiari di Peveri, i parlamentari piacentini della Lega Pietro Pisani e Elena Murelli, l’assessore alla sicurezza Luca Zandonella e il consigliere regionale Matteo Rancan. Il ministro dell’Interno è stato accompagnato all’interno del penitenziario dalla direttrice Caterina Zurlo. All’uscita Salvini ha detto di avere trovato «una persona per bene». «La sensazione è che qualcosa non è giusto e non funzioni. Che sia in galera un imprenditore che si è difeso dopo cento furti e rapine e sia fuori un rapinatore in attesa di un risarcimento dei danni – ha aggiunto Salvini – significa che bisogna cambiare presto e bene le leggi. Cercheremo di fare di tutto perché stia in galera il meno possibile». Il ministro dell’Interno cosa intende fare: chiederà la grazia per Angelo Peveri. «Andai da Mattarella per Monella, l’imprenditore bergamasco che subì una vicenda simile. Ora prima voglio parlare con l’avvocato per capire come intendono muoversi e, se servirà, andrò dal presidente della Repubblica, non ho mica problemi».
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