Quei calcoli sbagliati di Salvini e Di Maio
di Antonio Polito
Quando il presente delude, il passato risplende. Perciò questi sono tempi di amarcord. Salvini ricorda con struggimento le cabine telefoniche con i gettoni. Di Maio riscopre le virtù del Comitato Centrale e della forma-partito, prima o poi riaprirà le Frattocchie. E gli elettori sembrano avere nostalgia del vecchio bipolarismo destra-sinistra, proprio quello che l’auto-proclamata Terza Repubblica aveva dichiarato sepolto, e ormai sostituito da un nuovo bipolarismo tra popolo ed élite.
Le elezioni regionali che si succedono, per quanto limitate per numero di votanti e valore politico generale, sembrano avere tutte un segno univoco: la ripresa del centrodestra e, in misura minore, del centrosinistra. Si tratta, è vero, di coalizioni molto ampie, di assemblaggi complicati, e il frazionamento interno è grande: non prefigurano ancora alleanze abbastanza solide e coese da prendersi il Paese e governarlo. Ma la direzione di marcia dell’elettorato è abbastanza chiara. Nelle regionali in Sardegna e in Abruzzo centrodestra e centrosinistra sommati rappresentano l’80% dei voti totali, mentre un anno fa, alle politiche, nelle stesse due regioni si fermavano al 50%.
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