Governo travolto dal flop 5s Oggi il vertice d’urgenza

Roberto Scafuri

Se Luigi Di Maio è l’«anatra zoppa» del governo, quel che accadrà dipende dal pollaio impazzito dei Cinquestelle.

Dove la «sindrome del crollo» è già in atto, persino a prescindere da quello che resta pur sempre un risultato locale. Solo che è il secondo tonfo nel giro di poche settimane e la misura testimonia ancora una volta l’estrema volatilità del consenso grillino. Segno che gli effetti delle misure volute dal governo non si vedono, o che comunque gli elettori stentano a considerarle concrete e positive. Se a questo si aggiunge qualche dichiarazione di buonsenso – tipo quella del ministro Tria sul fatto che «non investe più nessuno in un Paese che non sta ai patti e cambia i contratti» -, ne vien fuori di nuovo quella forte sensazione di precarietà che invade la maggioranza. Come di chi sa di costruire sulla sabbia. Il fatto poi che i sondaggi ancora mostrino un alto consenso «in astratto» per il governo, sta probabilmente solo a significare quanto il «popolo» ami la stabilità. Magari interpretata da un premier «neutro» come Conte piuttosto che dai gialli e verdi «convolati a nozze» tramite famoso (e forzoso) contratto. Eppure va anche rilevato, nel voto sardo, un primo elemento di discontinuità rispetto alla cavalcata fin qui trionfale di Matteo Salvini, restio come si sa a far cadere il governo, ora che i pesi si sono invertiti, e refrattario a tornare nell’alveo di un’alleanza di centrodestra.

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