Zingaretti segretario del Pd e l’uscita dal limbo

di Aldo Cazzullo

Il principale partito di opposizione è uscito dal limbo in cui si era rinchiuso da oltre due anni, dal 4 dicembre 2016; ed è una buona notizia, non tanto per il partito quanto per il Paese e tutto sommato anche per il governo; perché in democrazia c’è bisogno di un’opposizione. È questo il dato più significativo di una domenica che non giustifica certo grandi entusiasmi. Al momento la maggioranza degli italiani non guarda al Pd; guarda a Salvini. E le classi popolari che hanno abbandonato la sinistra per i Cinque Stelle non mostrano segni di voler tornare indietro; semmai tendono a spostarsi a destra. Eppure questo 3 marzo consegna se non altro un elemento di chiarezza. La notte della sconfitta al referendum, il Pd entrò in una terra incognita dov’è rimasto troppo a lungo, in mano a leader dimezzati — prima Gentiloni, poi Martina —, senza riuscire a stare né con né senza Renzi. In questi 27 mesi l’ex premier avrebbe fatto meglio, per sé e per i suoi, a prendere una distanza più netta dalla politica. Ma sarebbe ingeneroso non riconoscergli di aver rispettato il percorso delle primarie. Ora vedremo se saprà collaborare con il vincitore, rinunciando a progetti personali che i risultati di ieri non incoraggiano.

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