Di Maio accusa il colpo
La reazione è tipica di chi ha accusato il colpo. Luigi Di Maio, neanche ventiquattr’ore dopo il “risveglio democratico” del popolo del centrosinistra, reagisce, cerca una mossa, perché la “botta” c’è, ed è innegabile. Solo un cieco non riuscirebbe a vedere che, in quei gazebo, sono andati anche tanti delusi dei Cinque Stelle, e la portata della reazione al governo gialloverde, diventato in questi mesi più verde che giallo.
Esattamente un anno fa, il 4 marzo, lo tsunami nelle urne aveva alimentato la suggestione di un nuovo bipolarismo, tra Lega e Cinque Stelle, con la sinistra condannata all’estinzione o a un ruolo gregario. E, per un anno, è stato solo un gioco a due, complice l’afonia del Pd e le sue contorsioni politiciste. Gioco a due, anche se con un ribaltamento dei rapporti di forza tra i due partiti di maggioranza: la marcia trionfale di Salvini, la rapida agonia, politica e numerica, di Di Maio. Oggi il leader dei Cinque Stelle, dopo il plebiscito di Nicola Zingaretti, si affretta a formulare una proposta, chiedendo a quel partito dato per morto, e trattato sprezzantemente come tale, di votare per il “salario minimo”, legge che proprio il Pd aveva deposito a luglio dell’anno scorso, prima ancora dei Cinque Stelle. E fa anche sapere che metterà mano, a un altro tema sociale, i “riders”.
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