Dopo il PdR non c’è il PdZ ma il Pd
di ILVO DIAMANTI
È presto per valutare cosa cambierà nel Pd dopo le primarie. Ci vorrà tempo perché Nicola Zingaretti possa imprimere un segno riconoscibile al partito. Tuttavia, non è certo che lo voglia fare. Peraltro, anche questo sarebbe un modo per marcare la distanza rispetto al passato recente.
Perché Zingaretti eredita un partito fortemente personalizzato, per non dire “personale”. È il primo vero leader del Pd dopo Renzi. Maurizio Martina, in fondo, aveva utilizzato la propria “identità mite” per guidare il partito senza fratture, rispetto al Partito di Renzi. Il PdR. Però, è difficile che Zingaretti possa – e voglia – fare lo stesso. Non gli conviene. È lo stesso risultato elettorale di un anno fa a imporgli di cambiare. Di svoltare. L’insuccesso del 2018, il crollo elettorale del Pd, sceso al 18%, è, infatti, conseguenza della personalizzazione del partito.
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