Tav, lo scontro finale. E la Francia lancia l’ultimatum: “Italia rispetti gli impegni”
La posizione della Francia è netta. Quella dell’Italia meno. Salvini vorrebbe concludere l’opera, magari rivedendone i costi. Il M5S invece è contrario. Nel mezzo c’è Conte, che oggi si è dichiarato “dubbioso” e ha annunciato una conferenza stampa per spiegare la situazione. Il vertice di stanotte si è chiuso senza “un accordo finale”. La distanza tra le parti c’è, inutile negarlo. Tanto che sia Lega che Cinque Stelle, al di là delle smentite di facciata, non escludono una vera e propria crisi di governo.
Di Maio ha scritto ai parlamentari M5S una lettera che è diventata di dominio pubblico. E non è un caso. Nella missiva si legge che “l’analisi costi benefici commissionata dal Mit riguarda sia la Francia che l’Italia, ed è fortemente negativa. Anche l’analisi per singolo paese riguardante solo l’Italia risulta essere ugualmente negativa a causa dei mancati guadagni sulle accise sul carburante e sui pedaggi autostradali. Il coefficiente di beneficio di in questo caso è di 0,20%. Ovvero ogni euro investito, fa rientrare 20 centesimi. Gli effetti negativi sono comunque di mezzo miliardo di euro se eliminiamo accise e pedaggi. Per non parlare, aggiungo io, della devastazione del territorio della Val di Susa”. Non solo. “
Sullo sfondo c’è la questione dei bandi. Lunedì dovrebbe arrivare il via libera ai bandi per la Tav, ma il M5S sembra intenzionato a bloccarli. Il Carroccio è contrario e, secondo il Corriere, sarebbe pronto a votare “no” allo stop in Consiglio dei ministri (la scelta dovrebbe infatti essere presa collegialmente). Se i ministri leghisti e grillini votassero diversamente in Consiglio, lo strappo sarebbe inevitabile. “Per fermare il Tav ci sono due passaggi – spiega infatti Di Maio – Il primo è quello del blocco dei bandi (sui quali bisogna decidere entro questo lunedì) e ciò può avvenire o tramite una delibera del consiglio dei ministri o tramite un atto bilaterale Italia-Francia che intervenga direttamente sul CdA di Telt (la società italo francese che gestisce gli appalti del Tav). Il secondo è quello del passaggio parlamentare per il no definitivo all’opera. Su tutti e due questi passaggi non c’è un accordo tra le due forze di governo”.
IL GIORNALE
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