Il medico e le donne di Matteo
Può essere che perda colpi, del resto tutto cambia così velocemente, ma ero rimasto al fatto che l’elettore medio della Lega se malato va dal medico e si fida delle sue indicazioni, non di quello che pensano ministri e segretari di partito che magari stanno barattando la salute nostra e dei nostri figli per una poltrona in più (il problema non sono i diritti dei non vaccinati ma quelli dei bimbi immunodepressi che potrebbero morire se contagiati).
Penso anche che allo stesso elettore leghista piaccia pensare a sua moglie non solo ma innanzi tutto come madre dei suoi figli e custode dei principi morali della famiglia. Che poi le donne siano o possano essere e abbiano diritto di essere anche altro è ovvio, e nessuno lo contesta. Di donne, infatti, ce ne sono di tanti tipi, da quelle che si impegnano vent’anni per fare di proprio figlio un uomo ad altre che a quel punto in venti minuti lo trasformano in un idiota, cose scrisse Charles Dickens. Ciò non toglie che ricordare ogni tanto la sacralità del percorso donna-moglie-madre non può diventare una bestemmia, non per un leghista altrimenti tanto vale votare Boldrini. Le donne sono l’asse portante e lo dimostra il fatto che in caso di pericolo l’ordine degli uomini è di mettere in salvo «prima donne e bambini»: non c’entra la fragilità fisica bensì il voler mettere al sicuro il futuro (le donne in quanto madri e i bambini) prima del presente (gli uomini). Morale della favola, Matteo Salvini dovrebbe farsi lui un bel vaccino, quello contro il virus del grillismo. Altrimenti il reddito di cittadinanza finirà in buona parte a immigrati e rom, come pare dalle prime richieste.
Altro che «la festa per loro è finita».
IL GIORNALE
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