Telt e i bandi sulla Tav: che cosa sono. I tempi, le clausole, i rischi per l’Italia
Entro lunedì 11 marzo il consiglio di amministrazione della Telt (la società paritaria italo-francese incaricata di realizzare la Torino Lione) è chiamato a dare il via libera ai bandi per lavori di un valore complessivo di 2,3 miliardi. Il meccanismo del bando prevede una prima fase, della durata di sei mesi, in cui verranno raccolte le manifestazioni di interesse da parte delle imprese che vogliono partecipare alla costruzione dell’alta velocità. Successivamente a questa disamina verranno incaricate le imprese e i lavori partiranno. Secondo alcune interpretazioni giuridiche è possibile fare marcia indietro dopo la prima fase applicando le cosiddette «clausole di dissolvenza» che aprirebbero la strada alla rinuncia definitiva all’opera.
Il rischio di perdere i fondi
Il governo italiano ha inviato una lettera a Telt nelle ultime ore dal contenuto definito «riservato» ma che chiarirà la posizione del governo Conte da portare al cda. Cosa può accadere? I bandi potrebbero essere avviati con la già citata «clausola di dissolvenza»: il che equivale a spostare di sei mesi circa il verdetto finale sulla Tav; sicuramente a dopo il voto per le Europee. La procedura potrebbe essere invece fermata tout court: in questo caso però si farebbe assai concreta la possibilità che l’Italia perda del tutto i finanziamenti della Ue e li debba restituire: 800 milioni circa, 300 dei quali già erogati. Bruxelles dovrà prendere una decisione in questo senso (se cioè mantenere i finanziamenti per la Torino Lione destinati all’Italia) entro il 31 marzo.
Pages: 1 2