Reddito di cittadinanza, ecco i lavori che si possono rifiutare
di CLAUDIA MARIN
Roma, 12 marzo 2019 – Dai contratti a termine a quelli stagionali, dai part-time alle formule del lavoro a chiamata, fino al più strutturato contratto di apprendistato: è ampio il ventaglio di opportunità lavorative possibili che i titolari del reddito di cittadinanza potranno rifiutare senza perdere il sussidio. E questo o perché si tratta di soluzioni che non configurano la cosiddetta offerta “congrua” (rapporto a tempo pieno e indeterminato) o perché le retribuzioni ottenibili sono al di sotto della soglia minima di 852 euro mensili, prevista come tetto al di sotto del quale è permesso respingere un’occasione di impiego. Un limite che, secondo le stime del Sole 24 Ore, riguarda, però, oltre 4 milioni e 200 mila lavoratori che oggi guadagnano meno di quella cifra.
Non a caso il leader della Fim-Cisl, Marco Bentivogli, ha più volte insistito: “Allora, con questo criterio, i ragazzi che lavorano a part-time a 700 euro mensili sono dei fessi per i grillini. Ma lo sanno o no che da quando si è cominciato a parlare di reddito di cittadinanza almeno 25mila persone, principalmente giovani, hanno cominciato a non cercare più un lavoro”.
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