Reddito di cittadinanza, ecco i lavori che si possono rifiutare
“In audizione al Parlamento – ha puntualizzato a sua volta Pierangelo Albini,
responsabile lavoro di Confindustria – abbiamo sottolineato le nostre
perplessità. Alle imprese viene chiesto di pagare di più i lavoratori,
ma ci si scorda che, per effetto del cuneo fiscale e contributivo, il
netto in busta paga è solo la punta dell’iceberg”.
E così, secondo
il Sole, ci sono sul mercato molteplici offerte occupazionali che, con
il reddito di cittadinanza, potrebbero diventare “rifiutabili”.
È il caso degli stagionali: in agricoltura, per 180 giornate annue al minimo contrattuale si arriva a 505,05 euro al mese. Anche molte offerte a orario ridotto sono inferiori agli 858 euro: un part-time al 50% con il contratto alimentari-industria, di 5° livello, percepisce 807,41 euro per 20 ore settimanali; un commesso di negozio (sempre in part-time al 50%, 4°livello) arriva a 808,34 euro. Un parrucchiere, al suo primo anno di apprendistato, ha una retribuzione pari a circa 828 euro al mese per 40 ore settimanali.
Rischi di rifiuti anche per le imprese di pulizia e dei servizi integrati, dove si calcola un 70% di part-time su circa 500mila lavoratori: pulitori, addetti mensa, portinai e manutentori potrebbero essere spinti a uscire, anziché entrare, dal mercato del lavoro. Per non parlare del lavoro domestico.
Sul fronte dei navigator, i tutor che dovranno accompagnare i disoccupati verso un impiego, si è sbloccata la partita tra governo e regioni, con il dimezzamento delle assunzioni che da seimila scendono a tremila. Un’intesa con un’avvertenza: “Non sono professioni sovrapponibili – spiega, infatti, la coordinatrice degli assessori regionali al lavoro, Cristina Grieco, a proposito dei navigator e dei lavoratori nei centri per l’impiego –. Faranno assistenza tecnica. Sono collaboratori precari, difficile dire che saranno stabilizzati. Si faranno un’esperienza e poi faranno il concorso”.
QN.NET
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