Regioni, gli affitti costano mezzo milione al giorno
Oltre al costo dei locali c’è poi quello degli arredi: un milione e 200mila euro nel 2017. Significano quattromila euro investiti in mobili ogni 24 ore: sei scrivanie da ufficio e due divani, per fare un esempio. I dettagli di queste cifre sono l’argomento della nona puntata dell’inchiesta del Giornale sulle spese delle Regioni valutate dalla Fondazione Gazzetta Amministrativa.
Le Regioni più «in affitto» di tutte sono Sicilia, Emilia Romagna e Lazio. Casi piuttosto diversi uno dall’altro. In Sicilia la spesa è stata completamente «fuori controllo» nel 2017 (giunta Crocetta) e valutata B nel rating di Gazzetta Amministrativa. Nel 2018, anno di elezioni, l’esborso è sceso a 41 milioni di euro, e la nuova giunta di Nello Musumeci ha deciso di impostare un taglio nel prossimo triennio. Non si poteva certo andare avanti con salassi da 3-4 milioni al mese di affitto. Musumeci ha fatto avviare un monitoraggio e stanno iniziando a spuntare diverse anomalie, come un immobile vuoto per il quale la Regione avrebbe pagato per anni il canone. Cose «terrificanti», ha recentemente commentato il governatore siciliano: «È incredibile quello che stiamo scoprendo».
In Emilia Romagna il costo degli affitti rimane alto nonostante il «Piano di razionalizzazione degli spazi» del 2014. Gli impegni tra sede di Bologna e uffici periferici sono scesi dal 2011 del 25-30%, ma rimangono «fuori controllo» secondo la valutazione di Gazzetta Amministrativa: quasi 12 milioni spesi nel 2017 in locazioni, con più di 2 milioni investiti in riparazione e manutenzione e un milione ottocentomila euro di spese di condominio. Sono cinquemila euro al giorno di oneri condominiali. Siamo in attesa di dettagli dalla Regione. Nel Lazio la spesa per locazione immobili non è stata fuori controllo come per le prime due, ma «migliorabile»: 16 milioni 829mila euro.
La Puglia ha uscite di affitto contenute, 166mila euro, ma nel 2007 ha investito 106mila euro in mobili e arredi, una spesa «migliorabile». Secondo il glossario Siope rientrano nella categoria arredi «scrivanie, sedie, poltrone, armadi classificatori, cassettiere, aste portabandiere, armadi blindati, casseforti, librerie, ecc.)». Su arredi e impianti sta dando battaglia Movimento 5 stelle pugliese: il M5S ha denunciato tra l’estate e l’autunno il caso delle plafoniere per la nuova sede del consiglio regionale, un impegno economico di «637 euro a plafoniera per 1600 pezzi». Hanno quindi integrato i loro esposti con i costi del gruppo elettrogeno, dei cavi elettrici «lunghi oltre 19 chilometri», e delle postazioni di lavoro, andando a spulciare due varianti del 2016. Il governatore Emiliano ha istituito un comitato di vigilanza e ha dato «immediata disposizione agli uffici preposti di sospendere la fornitura se ancora in itinere», con la sospensione dei pagamenti. Le super plafoniere non sono arrivate, ma Corte dei Conti e Procura della Repubblica hanno aperto entrambe un’inchiesta. La Procura procede per frode in pubbliche forniture e i pentastellati continuano a bastonare la giunta: «Piove nella nuova sede per la cui realizzazione sono serviti circa 16 anni e 90 milioni di euro», ha scritto a inizio anno sui social la consigliera Antonella Laricchia. L’ultima variante oggetto di attacco è del 2016, ma a domanda su come sono stati utilizzati invece i fondi investiti nel 2017, la Regione per ora non ci ha risposto.
La Puglia non è stata comunque la più esagerata nell’ultimo triennio in mobili e arredi. Nel 2017 la Calabria ha iscritto a bilancio 174.523 euro, una media di 560 al giorno, equivalenti a due belle scrivanie. Spesa «preoccupante». La Lombardia ha sostenuto il costo più alto di tutte in riparazione e manutenzione di mobilio, pur essendo stata virtuosa negli acquisti: 338mila euro, Rating BB, altra spesa «preoccupante».
Infine impianti e macchinari. La voce Siope comprende macchine per «officine, laboratori, sale prova e collaudo, tipografie, archivi, mense, aule, centrali operative». Sono «preoccupanti» le uscite a questo capitolo per Veneto, Umbria, Piemonte, Basilicata e Emilia Romagna.
IL GIORNALE
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