Aperta la corsa alla successione a Draghi: chi guiderà la Bce?
Il merito principale dell’ascesa dell’ex governatore di Bankitalia all’Eurotower è sicuramente connesso alla sconfitta della linea del rigore che stava portando l’Europa all’autodistruzione. Frenando l’ortodossia monetaria dei “falchi” tedeschi, olandesi e finlandesi, superando le resistenze di Angela Merkel e assumendo per la Bce il ruolo di istituzione commissaria dell’Ue Draghi ha acquisito un’autorevolezza impareggiabile per gli altri, in larga misura scialbi, esponenti del panorama comunitario.
Chi gli succederà dovrà essere una figura dotata dello standing necessario per reggere il carico di aspettative e poteri garantiti alla Bce di Draghi. E in questo contesto la linea di condotta di Francoforte è difficile che cambierà radicalmente, considerata la recente scelta di prolungare i programmi di prestito agevolato. Ma l’impatto di certe misure sarà diverso a seconda che la Bce sia guidata da un “falco” o da una “colomba”.
Contrari a una maggiore solidarietà sono i candidati fautori della linea del rigore, i “falchi” disposti a favorire un ritorno a misure più restrittive sotto il profilo economico e un rilancio dell’austerità. Se come figura singola l’idealtipo del falco alla guida della Bce è rappresentato da Jens Weidamnn, governatore della Bundesbank tedesca, in questo contesto storico la Germania non si può definire come paladina a tutti costi di una nuova stagione di austerità. I capofila della linea del rigore sono oggi i Paesi della nuova “Lega Anseatica”, gli Stati nordici e baltici. Paesi Bassi, Finlandia, Estonia davanti a tutti. A cui si aggiunge l’Austria dell’ambiguo Sebastian Kurz.
Ewald Nowotny, Governatore della Banca centrale dell’Austria, Klaas Knot, numero uno della Banca centrale dell’Olanda, e l’estone Ardo Hansson governatore di Eesti Pank, rappresenterebbero figure di “falchi” da candidare in alternativa a Weidmann, divenuto per alcune sue prese di posizione il più controverso banchiere centrale d’Europa, e potrebbero altresì risultare gradite alla Germania, che potrebbe in questo modo consolidare la sua vicinanza con i Paesi pro-austerità.
Un fronte di “falchi” si può, in un certo senso, compattare. Più complicato il ruolo delle “colombe”, i Paesi che vedrebbero con maggior favore un consolidamento delle politiche avviate da Draghi. I francesi Villeroy o Coeuré, i cui nomi erano circolati in questi ultimi mesi, non appaiono figure forti, complice il fatto che Parigi ha già avuto modo di esprimere il nome del governatore che ha preceduto Draghi, Trichet, e con Strauss-Khan e Lagarde ha in questo decennio avuto un suo rappresentante alla guida del Fondo Monetario Internazionale.
Fuorigioco l’Italia per ragioni di avvicendamento tra Paesi, restano nazioni come Spagna, Grecia e Portogallo, di recente uscite da gravi problematiche finanziarie e costrette, per ragioni di bilanciamento, a dover seguire a più riprese il fronte del rigore su diverse scelte di politica economica. I “falchi” appaiono dunque in vantaggio. Ma Draghi non potrà essere cancellato del tutto. Nel bene e nel male, la sua è stata una gestione incisiva. E se sarà bastata per prevenire una volta per tutte una nuova era di rigore monetario serrato, gliene saremo indubbiamente riconoscenti.
IL GIORNALE
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