Scintille sullo Sbloccacantieri

Alla riunione i 5 stelle sono arrivati con un punto a loro favore perché la denuncia del tentativo della Lega di inserire alcune norme che rimandano a una sanatoria ha sortito gli effetti sperati. Fonti di governo, confermate da alcune dello stesso Carroccio, spiegano infatti che quelle norme non hanno fatto in tempo ad arrivare al tavolo. Bloccate, appunto, dal veto dei grillini. Quelle norme, scritte nero su bianco, parlano di maglie decisamente più larghe. Come ad esempio una moratoria su quei piccoli “aggiustamenti” antecedenti al 1977, per cui non sarebbe necessario più l’accertamento di conformità. E poi, ancora, un condono sulle “irregolarità geometriche di modesta entità eccedenti il 2%”. A tutto questo i 5 stelle hanno detto no, ma il tavolo, come si diceva, è partito in preda a questa scintilla.

E nella reazione a catena che ne è seguita sono esplosi tutti i punti che non registrano ancora un punto di caduta. La lista del Carroccio è lunga e i suoi esponenti alla riunione – i sottosegretari Siri e Rixi – l’hanno esposta punto per punto, lasciando poi a Salvini la conclusione politica durissima, che punta il dito contro un provvedimento ritenuto troppo poco ambizioso. Ecco cosa non va giù ai leghisti secondo quanto ricostruito da Huffpost da fonti di partito al termine dell’incontro. Serve un commissario unico per le opere, ma i 5 stelle dicono no. La proposta di mediazione emersa sarebbe quella di individuare al massimo 2-3 commissari da destinare ad altrettante opere, ma la Lega non vuole una “proliferazione”. Manca poi per il Carroccio il tema, e le relative norme, sulla rigenerazione urbana.

Al tavolo di palazzo Chigi era seduto anche Giovanni Tria. Quando i leghisti hanno dato appoggio a una serie di proposte del ministro dell’Economia, tali da rendere meno pesanti i vincoli burocratici, di natura europea, per lo sblocco dei cantieri, i 5 stelle avrebbero alzato un altro muro. Il punto di massima fibrillazione sarebbe stato raggiunto quando sul tavolo è comparsa una lista che riportava 6-7 grandi opere da finanziare. A quel punto la Lega ha tenuto il punto in modo perentorio, lamentando una discrezionalità “senza senso” nello scegliere, da parte dei pentastellati, le opere da mettere in elenco. “Troppo concentrate in due-tre Regioni e poi non ha senso fare così una lista”, rivela una fonte del Carroccio.

Si discute, si prova a mettere a punto l’articolato in un clima che registra un’altra distanza tra i due coinquilini di governo. Conte insiste sulla necessità di non perdere altro tempo. “Il decreto che arriverà in consiglio dei ministri deve sbloccare davvero i cantieri, tutti i cantieri, e far ripartire l’edilizia pubblica e privata in tutta Italia, oppure non servirà. L’Italia non ha bisogno di aspirine ma di una rivoluzione”, scrive Matteo Salvini in una nota.

Tanto per capire il clima. La quadra ancora non c’è. Si continuerà a trattare ancora martedì, in occasione della riunione del pre-Consiglio dei ministri in programma in tarda mattinata. Il Consiglio dei ministri è preallertato per mercoledì pomeriggio. Ma il testo ancora non è pronto. Le scintille l’hanno mandato in cortocircuito.

L’HUFFPOST

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