Scuolabus sequestrato nel Milanese: sfiorata la prima strage terroristica di bambini

Non è mai facile pensare a cosa sarebbe stato, quando le cose finiscono bene. Ma non ci vuole molta immaginazione a capire, persino per il più distratto di noi, quello che abbiamo sfiorato oggi su un’ autostrada nei dintorni di Milano: il pianto dei ragazzini, le loro urla di paura mentre scappavano, i genitori trafelati, l’eroismo di questa nuovissima generazione che usa il telefono come un secondo cervello per salvarsi. Immagini e parole che resteranno piantate nel ricordo di tutti, i bambini ammanettati ostaggio di un autista che avrebbe dovuto proteggerli, la tanica di benzina, l’assalto dei carabinieri a quel fortino chiuso, i soccorsi, e le fiamme finali. E no, non si trattava di Siria, Afghanistan, Nigeria, Yemen. Era la tranquilla fascia urbana lombarda, attraversata ogni giorno da decine di auto con a bordo gente che va al lavoro, e che ogni giorno ci va solo dopo aver lasciato i propri figli nelle mani rassicuranti di un uomo che guida un pulmino. Un pulmino, simbolo di infanzia, sicurezza, scuola, protezione. Lo stesso pulmino divenuto un’arma di guerra, e potenzialmente di morte.

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