Governo, la Lega va all’incasso a spese del M5S
L’imbarazzo dei Cinque Stelle
La coincidenza con l’iniziativa della Procura di Roma che ha arrestato il presidente dell’assemblea del Campidoglio, il grillino Marcello De Vito, ha chiuso il cerchio negativo. La giunta di Virginia Raggi si è ritrovata sotto i riflettori delle inchieste giudiziarie. E la rapidità controversa con la quale Di Maio ha deciso l’espulsione di De Vito dal M5S non è stata apprezzata da tutti. Nella cerchia del governo ci si è affrettati a dire che «il Movimento è diverso»; che ha «gli anticorpi» contro i corrotti; e che la sindaca Raggi resta in sella. Ma dietro tanta durezza, che ripropone il modo in cui i Cinque Stelle affrontano le inchieste e trattano la presunzione di innocenza, si indovina soprattutto l’imbarazzo della maggiore forza di governo: sia per un provvedimento che colpisce un esponente locale di rilievo, additando la qualità della nomenklatura e le infiltrazioni dei comitati d’affari; sia per la coincidenza temporale con il voto al Senato su Salvini per il caso Diciotti, che ha provocato qualche malumore nei gruppi parlamentari e ne sta causando ulteriori tra i militanti. È indicativa la richiesta avanzata ieri dallo staff della comunicazione grillina. Si chiedeva «gentilmente» di parlare di De Vito «come ex M5S», in quanto «è stato già espulso». Ma gli avversari di Di Maio lo accusano di avere deciso con tanta fretta per prevenire l’accusa di essersi mosso con ritardo; di non avere capito, mesi fa, le implicazioni dell’inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Roma calcio. E le faide all’interno del Movimento, adesso, promettono di rimettersi in moto.
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