Salvini medita lo strappo e lavora al polo sovranista
D’altra parte, dopo il filotto delle regionali in Abruzzo, Sardegna e Basilicata, fra neanche due mesi si tornerà alle urne per le elezioni europee. Che, inevitabilmente essendo un appuntamento elettorale nazionale, sono destinate ad essere la mappa dei nuovi equilibri non solo all’interno della maggioranza di governo ma di tutto il panorama politico italiano. Ed è per questo che, legittimamente, Salvini continua a tenere altissima l’asticella, cosciente che è proprio nei prossimi sessanta giorni che giocherà la sua partita più importante. Che un pezzo importante della Lega lo stia pressando per lasciare il M5s e tornare nell’area del centrodestra non è un mistero per nessuno, come non è un segreto il fatto che il leader della Lega abbia come obiettivo quello di ridisegnare gli equilibri interni al centrodestra. È forse per questo che Salvini in queste settimane non ha dato retta ai consigli di Giancarlo Giorgetti. Il potente sottosegretario alla presidenza teorizzava infatti che sulla Tav la Lega avrebbe dovuto staccare la spina, perché al Nord «l’insofferenza verso il M5s rischia di finire per fagocitare anche noi». La domanda non solo di Giorgetti ma anche di altri big del Carroccio è sostanzialmente una: per quanto tempo potremmo continuare a scaricare su Di Maio la crisi economica e i provvedimenti che il mondo delle imprese ci accusa di non aver approvato? Salvini è ben cosciente del problema, ma per il momento vuole continuare a tirare la corda così da andare all’incasso con il voto del prossimo 26 maggio.
Ma l’incasso non è solo quello della Lega, quotata dai sondaggi oltre il 30% ma anche quello di Fratelli d’Italia. Con una buona affermazione del partito di Giorgia Meloni, infatti, il polo sovranista potrebbe attestarsi oltre il 35% e a quel punto Salvini potrebbe ragionare su elezioni anticipate dove presentarsi spingendo nell’angolo Forza Italia. Che se finisse fuori dalla coalizione si ritroverebbe sostanzialmente fuori gioco in tutti i collegi uninominali, destinata dunque ad un risultato in termini di seggi parlamentari davvero pessimo. È questa l’idea che accarezza il leader della Lega, che in questi giorni l’ha pure confidata a più di un interlocutore. Ed è soprattutto per questa ragione che con ogni probabilità Salvini continuerà a spingere sull’acceleratore fino al giorno del voto.
IL GIORNALE
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