Vivendi-Elliott, storia di un braccio di ferro lungo un anno per il controllo su Telecom

di SARA BENNEWITZ

MILANO – Il 29 marzo va in onda a Rozzano il terzo e probabilmente ultimo round dello scontro tra il fondo americano attivista Elliott e il colosso francese dei media Vivendi per la conquista del consiglio di amministrazione di Telecom Italia. Questo è l’epilogo di una saga fatta di discussioni e contrasti in seno al consiglio. Una storia che che prende il via alla fine del 2015: nel corso di un assemblea che doveva votare per la conversione delle azioni Tim risparmio in ordinarie, Vivendi – il gruppo che fa capo al finanziere bretone Vincent Bolloré – nominò quattro suoi rappresentanti in cda (portando il numero dei consiglieri da 15 a 19). Mentre metteva il primo piede dentro Telecom forte del 20% del capitale (oggi arrotondato al 23,94%), l’azienda francese consumava anche il primo atto di forza contro il mercato, astenendosi sulla conversione dei titoli risparmio e quindi bocciandola di fatto. Un’operazione che gli investitori – e la stessa Elliott – aspettano da oltre vent’anni.

Quando è iniziato lo scontro nel consiglio di Telecom Italia?

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