Parte da Verona l’assalto alla legge 194: “L’aborto è omicidio”

La sfida alla legge 194, che 41 anni fa ha depenalizzato l’interruzione di gravidanza, parte da qui. Da Verona, la città che lo scorso ottobre si è dichiarata con una mozione comunale «a favore della vita». E a chiarirlo, a margine dei saluti inaugurali, è lo stesso vescovo Giuseppe Zenti che parla di «aborto come delitto».

A ribadirlo ci sono i “gadget” esposti dalle varie associazioni pro-life. «L’aborto ferma un cuore che batte», si legge all’esterno di un sacchetto di plastica. Dentro c’è un feto di gomma ribattezzato “Michele” (sic). «Un’operazione mostruosa», accusa Laura Boldrini. «Un residuo di una vecchia campagna di marketing», si difendono gli organizzatori.

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Tra slogan e gadget

Fatto sta che a distribuirla è il gazebo dell’associazione ProVita guidata da quel Toni Brandi che è anche presidente dell’edizione italiana del Congresso mondiale delle famiglie. Sulla scalinata del palazzo seicentesco Massimo Gandolfini si prende la scena. «In Italia, dal 1978 a oggi, sono stati uccisi sei milioni di bambini e ne sono stati salvati 200 mila, li ha salvati ad esempio il movimento per la vita. Ecco lo Stato ha tradito se stesso», sostiene l’organizzatore di due Family day. Poco importa che, secondo i dati del ministero della Salute, da quando è stata approvata la legge 194 le interruzioni volontarie di gravidanza sono più che dimezzate. Il mantra si diffonde. «La causa della bassa natalità in Italia è dovuta alla legalizzazione dell’aborto», ci dice una signora sulla quarantina che preferisce rimanere anonima.

Nell’aula congressi, intanto, proseguono le tavole rotonde che acclamano «il modello ungherese» per le politiche famigliari. Fuori, su delle tavolate sono disposti altri “gadget”: i portachiavi azzurri con la forma dei piedini dei feti e la scritta «10 settimane», spillette dorate, t-shirt. E poi tanti libri: si va da “La famiglia è una sola”, a “Sposati e sii sottomessa”, solo per citare qualche titolo. Tra questi spicca “La culla vuota della civiltà. All’origine della crisi”, il volume scritto dal banchiere cattolico Ettore Gotti Tedeschi e il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, con la prefazione di Matteo Salvini. «Sono loro due i grandi sponsor politici di quest’evento», dice da un bar vicino al Comune l’ex sindaco di Verona Flavio Tosi. Che accusa i due leghisti: «Hanno tradito i valori originali del Carroccio e screditatola città sdoganando, per fini elettorali, questi temi oscurantisti».

«Noi non ci andiamo. Per quanto ci riguarda è una manifestazione chiaramente di estrema destra», ha detto ieri la ministra delle Salute Giulia Grillo (M5S). Una kermesse benedetta però dagli alleati di governo della Lega che oggi a Verona, oltre a Fontana, schiereranno il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti e il vicepremier Salvini. «Le conquiste sociali non si toccano, non si discute sulla revisione dell’aborto e del divorzio», ha minimizzato ieri lo stesso Salvini. Le rassicurazioni non placheranno le proteste contro il Congresso: sono attese 20 mila persone questo pomeriggio al corteo organizzato dal collettivo “Non Una di Meno”. E la città dell’amore, quella di Romeo e Giulietta, teme di diventare la città della guerriglia.

LA STAMPA

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