I voti ottenuti e lo Stato di diritto

di Ferruccio de Bortoli

L’insofferenza verso le autorità indipendenti è il peccato mortale di ogni populismo. La dimostrazione plastica che lo Stato di diritto va stretto a chi vorrebbe trasformare il consenso in legittimità. In sintesi: nel fare ciò che si vuole. In virtù dei voti ottenuti. Quando andiamo alle urne eleggiamo un Parlamento e, indirettamente, un governo costituzionale. Non un dittatore democratico, ammesso che possa esistere. Nella maggioranza qualcuno deve essere caduto in questo equivoco.

Il capo dello Stato si è fatto giustamente interprete — nella lettera inviata ieri ai presidenti di Camera e Senato — delle preoccupazioni sul ruolo e l’indipendenza della Banca d’Italia oltre che sul funzionamento in generale del credito. Nel promulgare la legge che istituisce un’altra Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario, Sergio Mattarella ricorda la «natura privata degli enti interessati». E mette in guardia dal pericolo che la Commissione stessa si sovrapponga, di fatto annullandole, alle autorità indipendenti, anche europee. E non solo alla Banca d’Italia che è parte dell’Eurosistema, la cui neutralità dai governi (anche dal più forte, ovvero la Germania) è garanzia di fiducia e credibilità della moneta unica.

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