Torre Maura, c’è rischio scontri nelle altre periferie: gruppo di nomadi in fuga
Camilla Mozzetti
Non era stato calcolato eppure è successo. La rabbia sociale di chi vive in luoghi dimenticati dall’amministrazione capitolina ha colpito il Campidoglio in pieno volto. E ora l’amministrazione di Virginia Raggi si trova a ripetere: «Attenzione a come procedere con gli spostamenti delle persone». Perché i comitati di altri quartieri, dove il Comune ha pensato di trasferire i nomadi, sono in fermento e pronti ad alzare le barricate, perché oggi è stato convocato un Comitato per l’ordine e la sicurezza in Prefettura e perché gli stessi funzionari che in queste ore si trovano a gestire la delicata situazione di Torre Maura lo ripetono da due giorni: «La protesta scatta anche altrove». Ieri tra le stanze di Palazzo Senatorio in più di un’occasione si è ripetuta questa frase che scopre tutta la fragilità del Campidoglio a guida cinquestelle e svela la reale preoccupazione che sta montando: quante altre micce come quella di Torre Maura potrebbero accendersi? La reazione di chi vive in questa periferia non era stata presa in considerazione da chi guida Roma. Poi la miccia ha iniziato e bruciare e prima che la bomba esplodesse, si è corso ai ripari varando un piano di trasferimento che entro lunedì prossimo dovrebbe allontanare i 70 nomadi e i 33 minori in altre strutture della città. Quelle individuate, però, fino ad ora si trovano quasi tutte in contesti urbani non dissimili da quello che caratterizza Torre Maura e la zona a Est della Capitale.
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