May chiede l’aiuto di Merkel e Macron. Brexit, la Ue pronta al rinvio a fine 2019
La Cancelliera si è detta disposta a un’ulteriore proroga, anche se – a suo avviso – fissarla al 30 giugno rischia di non risolvere nulla. Meglio stabilire un orizzonte più lungo, fino alla fine del 2019 o addirittura all’inizio del 2020. Ovviamente sempre inserendo la clausola della flessibilità: in caso di voto favorevole all’accordo di recesso i britannici uscirebbero immediatamente (in caso contrario, dovranno partecipare al voto oppure uscire senza accordo entro il 1 giugno). Per l’Eliseo un rinvio di un anno è troppo lungo. Meglio limitarsi a qualche mese. Possibile dunque che i leader decidano di fissare la data al 31 dicembre, nonostante il capo-negoziatore Barnier abbia suggerito di non andare oltre giugno.
Da Londra, l’ala più dura dei Tory minaccia l’Ue: in caso di ulteriore proroga – dicono i brexiteers – l’Europa se ne pentirà. Ma è proprio per cautelarsi che i governi metteranno condizioni ben chiare. Diverse le opzioni sul tavolo e tutte hanno a che fare con l’eventuale permanenza dei britannici nell’Unione dopo le Europee. «Servono garanzie giuridicamente vincolanti per assicurare il corretto funzionamento delle istituzioni Ue», riassume un diplomatico. Agli inglesi potrebbe essere imposto di rimanere fuori dalle decisioni che porteranno alla nomina dei prossimi vertici Ue. Oppure di non partecipare alle discussioni e alle votazioni in Consiglio su alcuni dossier-chiave, come quello del bilancio. «Dobbiamo evitare – avvertono a Bruxelles – il rischio ostruzionismo».
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