Lavoratori tartassati in busta paga In media resta il 52,1% del reddito
Il rapporto dell’Organizzazione, che raggruppa 36 Paesi e ha sede a Parigi, cita le riforme fiscali attuate in soli quattro Stati: Usa, Belgio, Estonia e Ungheria. Nel resto del mondo la discussione su tasse e lavoro è sostanzialmente ferma. I vincoli, e quindi i risultati, possono essere diversi. Il livello medio dei salari resta basso e quindi servirebbe un intervento più robusto sulle imposte pagate dai lavoratori. In Italia, nota ancora l’Ocse, la soglia media della retribuzione è al 19° posto nella classifica: circa 40.240 euro dollari, una soglia inferiore a quella di tutti i Paesi industrializzati tranne il Canada (37.930 euro) e alla media generale pari a 40.940 euro.
L’altro tema è la tenuta dei conti pubblici. Per l’Italia questo significa l’ammontare smisurato del debito, pari al 130% del Pil. In questi giorni a Washington, negli Spring meetings del Fondo monetario, si sta discutendo anche dei rischi collegati al debito pubblico, in aumento generalizzato.
Quali sono allora i margini per un taglio delle imposte e quindi per un abbattimento del cuneo fiscale? Un documento del Fondo monetario internazionale, il «Fiscal monitor», suggerisce all’Italia di spostare la tassazione dal reddito al patrimonio, riattivando l’imposta sulla prima casa. Un’ipotesi politicamente rischiosa.
Nella conferenza stampa di ieri, la numero uno del Fmi, Christine Lagarde, ha preferito restare sul generico: «Abbiamo letto le dichiarazioni e apprezziamo le intenzioni (del governo, ndr). Quello che è veramente necessario sono misure identificabili, misurabili e credibili, in linea con le intenzioni delle autorità».
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