Noi e l’Europa di domani stretti tra la Brexit e Macron

di Francesco Giavazzi

La decisione del Consiglio europeo di spostare al 31 ottobre, ma non oltre, la scadenza per un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea è stata fortemente voluta da Emmanuel Macron. Il presidente francese infatti non vuole che il primo ministro britannico, di un Paese che fra pochi mesi potrebbe essere fuori dall’Unione, partecipi alla scelta di chi guiderà l’Europa dopo le elezioni di maggio, e cioè il presidente della Commissione, il presidente del Consiglio europeo e l’Alto commissario per la politica estera e della sicurezza, posizione oggi ricoperta da Federica Mogherini. È quindi possibile che queste scelte avvengano non prima dell’autunno, quando sarà scaduto l’ultimatum al Regno Unito e si saprà con certezza se è dentro o fuori dall’Europa.

Attorno a novembre, una volta designato, il successore di Jean-Claude Juncker avvierà le consultazioni per la scelta dei commissari. È quindi improbabile che la nuova Commissione inizi a lavorare prima di Natale. Ciò significa che le leggi di bilancio che i Paesi dell’Ue devono inviare a Bruxelles entro il 15 ottobre saranno valutate dalla Commissione oggi in carica, con buona pace di chi nel nostro governo sperava di potersi liberare del Commissario agli Affari economici Pierre Moscovici. Come se fossero lui e i suoi colleghi a impedirci di esercitare la nostra sovranità in materia di bilancio pubblico.

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