Niente bilanci ai deputati Rivolta nel gruppo M5s
C’è il timore che i grillini possano esaminare dettagliatamente tutte le voci del rendiconto? L’unica concessione consiste nella possibilità per i portavoce di consultare il bilancio negli uffici della «direzione amministrativa del gruppo nella stanza 1626 al quarto piano del Palazzo dei gruppi». Ma non sempre: come in una prigione, l’esame del bilancio può avvenire in giorni e orari prestabiliti: martedì e mercoledì, dalle 10,30 alle 13 e dalle 14 alle 18. Mentre il giovedì solo dalle 14 alle 18. Ed, infine, il venerdì dalle 10 alle 13. Tempi strettissimi per un gruppo parlamentare che tra Camera e Senato ha più di 300 eletti: se ogni parlamentare volesse esaminare il bilancio sarebbe impossibile. E il divieto di ottenere una copia limita di molto il controllo. E di conseguenza la trasparenza sui fondi pubblici.
Dunque i parlamentari sospettano che la volontà del vertice sia quella di arrivare mercoledì con un bilancio preconfezionato, senza la possibilità di discuterne, evidenziare magari criticità e perplessità. Approvando un testo a scatola chiusa. Un blitz in piena regola. Una mossa che ha fatto infuriare i parlamentari, scatenati nelle chat contro i capi. E ormai stanchi di scelte calate dall’alto senza alcuna possibilità di dialogo. Di chi sia stata la decisione non è molto chiaro. Sicuramente dei capigruppo e del tesoriere Sergio Battelli. Ma nelle file pentastellate c’è chi insinua il dubbio che il vicepremier Luigi di Maio sia all’oscuro di tutto. E di insinuazioni ora ne corrono tante. C’è chi, addirittura, sospetta che nelle spese figurino anche collaboratori di ex parlamentari, come Alessandro Di Battista, che dal 4 marzo non siedono più in Parlamento.
Illazioni? Dubbi? Sospetti? L’unico modo è affidarsi alla trasparenza, tanto venduta come tratto distintivo del Movimento ma sepolta. E questa è la seconda grana che esplode fra le mani di ministro Di Maio: l’altro fronte caldo riguarda le restituzioni. I parlamentari si rifiutano di versare su un conto privato, gestito dal direttivo dei Cinquestelle, la parte dello stipendio.
IL GIORNALE
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