Dopo il voto pronto l’assalto delle truppe leghiste alla tv: “Vogliamo più peso in Rai”

Ed è quello che ormai sostengono i 5 Stelle. Che Salvini si vuole prendere tutto, con un progetto: indebolire l’amministratore delegato Fabrizio Salini, bocciandone il piano industriale, e mettere il presidente Marcello Foa al suo posto. Poi: trasferire il direttore del Tg2, il sovranista di ferro Gennaro Sangiuliano al Tg1, al posto di Giuseppe Carboni, con la scusa che gli ascolti non lo stanno premiando, mentre il collega del secondo canale sta facendo, come ripete Morelli, «un egregio lavoro». La triade al potere che, secondo i grillini, lavorerebbe per conto di Salvini, si completa con Fabrizio Ferragni, direttore delle relazioni istituzionali Rai.

Il piano sarebbe di ribaltare i palinsesti e creare nuovi format e contenitori di talk show, altro bottino che da sempre fa gola ai leghisti. Cosa voleva dire quando ha parlato di facce nuove, Morelli lo spiega meglio alla Stampa: «Non parlo dei conduttori, ma almeno si abbia la grazia di prendere qualche autore che dia una lettura differente per riequilibrare il racconto quotidiano». Per Morelli – e fa mostra di una grande onestà ad ammetterlo – un conto era la Lega al 3%, «quando a malapena ci facevano parlare nei talk», un conto è oggi che ha un altro peso. Fa nulla se i grillini spaventati avvertono che «la politica deve stare fuori dalla Rai»: «Dovrebbe ma è una panzana. La Rai è schierata ma non è schierata dalla nostra parte. Se vai da un cittadino medio ti dirà che non rappresenta il cambiamento che incarna la maggioranza». Il progetto salviniano prevede di ridare voce ai territori, alle loro storie e ai loro problemi. Il che significa: meno politica, meno servizi sullo spread, sul caso della nave Diciotti, e su tutto quello che complica ogni giorno l’epopea idilliaca del governo.

Quando Salvini e Di Maio andavano d’amore e d’accordo, il 18 dicembre scorso il leader dei 5 Stelle su Fabio Fazio diceva: «Esiste un problema Fazio, bisogna affrontare il tema delle retribuzioni». Salvini era d’accordinissimo. Adesso invece, nella svolta moderata verso il centro (sinistra), Di Maio difende il conduttore, e lo fa dopo la notizia che un alto funzionario avrebbe cercato di stoppare per conto della Lega la sua ospitata a Che tempo che fa: «Se qualcuno pensa che si cambi cacciando qualche conduttore, si sbaglia». Stessa trincea sul Tg1, che ha perso spettatori a favore del Tg5. A gennaio fu Paolo Tiramani (il famoso deputato leghista ribattezzato “Tirapugni “dal direttore di Rai2 Carlo Freccero) ad accusare il direttore Giuseppe Carboni di dare poco spazio alla Lega. Critiche che riecheggiano in questi giorni, dopo il report semestrale sui Tg che ha sancito l’onnispresenza di Salvini.

I 5 Stelle hanno fiutato l’azzardo leghista. Temono di essere travolti anche in Rai e promettono resistenza. «Il problema è che sono pasticci creati con la loro stessa complicità» dice Michele Anzaldi, alfiere dell’opposizione Pd sulla Rai. I 5 Stelle si stanno pentendo della sponda offerta a Salvini, a partire dalla nomina di Foa alla presidenza. Proprio lui che pochi giorni fa ha giustificato la sproporzione dei Tg a favore di membri del governo dicendo che è stata penalizzata la maggioranza parlamentare. Cioè sempre Lega e M5S. Foa ora è finito nel mirino dei grillini per il doppio ruolo, presidente di Rai Spa e della controllata Raicom. Il senatore Primo De Nicola guida la battaglia «contro il conflitto di interessi» che mina «il ruolo di garanzia del presidente». RaiCom ha il compito di commercializzare i prodotti Rai ed è incaricata delle realizzazione del canale in inglese: sono soldi, incarichi e una vetrina del sovranismo nel mondo. Ma mentre il M5S chiede a Foa di lasciare la presidenza di RaiCom, la Lega vuole che a lasciare il posto sia l’ad: la giornalista Monica Maggioni. La Lega ha proposto una legge per il rientro nei propri ruoli e stipendi dei direttori: «Maggioni come anche Mario Orfeo, che hanno assunto un ruolo manageriale -spiega Morelli – Perché? È come avere un allenatore esonerato che continui a pagare».

LA STAMPA

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