Germania, il 2019 sarà un anno buio per Berlino

“Settore industriale in difficoltà” per la Germania

“L’economia tedesca mostra un quadro misto”, ha detto il ministro dell’Economia nel suo rapporto mensile. “In particolare, i servizi e le costruzioni rimangono in buona forma, il settore industriale sta attraversando una fase di difficoltà a causa del rallentamento dell’economia mondiale”.

Se il rallentamento della Germania dovesse peggiorare, aumenterebbe la pressione sulla Banca centrale europea al fine di fornire maggiori stimoli per l’economia nella zona euro. Come riporta l’HuffPost,  a febbraio gli ordini di fabbrica sono crollati del 4,2%, il ribasso più forte da due anni. Su base annua la flessione tocca l’8,4%, la più pesante in dieci anni. Di dati negativi sono piene le recenti rilevazioni a Berlino, dove la parola “recessione” non è più un tabù.

Una questione non solo economica ma anche geopolitica

Le difficoltà della Germania, oltre al rallentamento complessivo dell’economia mondiale, non possono tuttavia essere ricondotte solamente a un’analisi “economicistica”. Sin dal suo insediamento, il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha messo nel mirino Berlino per via del surplus commerciale. E, in generale, gli Stati Uniti non tollerano che nel Continente europeo vi possa essere un potenziale egemone. Durissimi avvertimenti a Berlino sono arrivati anche sul progetto del gasdotto Nord Stream 2 che porterà 55 miliardi di metri cubi di gas annui dalla Russia in Germania e in Europa. 

Non va dimenticato inoltre che dal 2016  la Cina è diventata il primo partner commerciale della Germania. Gli Stati Uniti, che erano al primo posto nel 2015, sono scivolati al terzo dietro la Francia, che fin dal 1961 era stata la principale controparte del commercio estero tedesco.

Berlino vista da Washington: Henry Kissinger e Robert Kagan

Come vedono la Germania da Washington? Al di là delle parole di Trump, sintomatico è ciò cheHenry Kissinger scrive ne L’arte della diplomazia  :”In effetti, almeno sin dalla Guerra dei Trent’anni fino a oggi, l’assetto della Germania ha sempre costituito un dilemma: se si trovava in una condizione di debolezza sollecitava le aspirazioni espansionistiche dei paesi vicini, Francia in testa, ma allo stesso la prospettiva di una Germania unita terrorizzava le nazioni limitrofe. Il timore di Richelieu che una Germania unita possa dominare l’Europa e imporsi alla Francia era stato anticipato da un osservatore britannico che nel 1609 scrisse: ‘Per quanto riguarda la Germania, che se fosse soggetta a un’unica monarchia, sarebbe terribile per tutti gli altri…”.  Storicamente, osserva Kissinger, “la Germania è sempre stata o troppo debole o troppo forte per la pace in Europa”. 

Del ritorno di una “Questione tedesca” ne ha parlato di recente anche Robert Kagan su Foreign Affairs. “Gli Stati Uniti non solo hanno tollerato il successo economico della Germania occidentale e del resto dell’Europa occidentale, ma l’hanno accolto favorevolmente, anche a spese dell’industria americana”. Senza dimenticare che “l’unificazione della Germania nel 1871 creò una nuova nazione nel cuore dell’Europa che era troppo grande, troppo popolosa, troppo ricca e troppo potente per essere efficacemente bilanciata dalle altre potenze europee, incluso il Regno Unito”. 

Oggi quella “Germania democratica e amante della pace, che tutti conoscono e amano, è cresciuta nelle circostanze particolari dell’ordine internazionale liberale dominato dagli Stati Uniti, istituito dopo la seconda guerra mondiale”. Un ordine, quello liberale internazionale che, come ammette lo stesso Kagan, è finito e apre a grandi interrogativi sul futuro dell’Unione europea. 

IL GIORNALE

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