Privatizzazioni, i conti non tornano
di Gian Antonio Stella
«Tesoro: immobili; no “svendopoli”, cambio d’uso per valorizzare». Quanti insistono sull’idea di fare cassa vendendo parte del patrimonio immobiliare pubblico farebbero bene a rileggere quell’Ansa del 2001 e confrontare i sogni, gli impegni e le aspettative di allora con quanto è accaduto davvero. Un esempio? La «caserma Miale» di Foggia. Un auto-bidone economicamente catastrofico. Sono andate avanti per anni, le polemiche, le risse, le inchieste della magistratura su quell’operazione di «valorizzazione» di beni immobili che il governo di Silvio Berlusconi e il ministro Giulio Tremonti avevano battezzato Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici. Sigla assai infelice: Scip. Destinata a diventare il titolo di un libro di Mario Milone: «Scippopoli». E ad essere chiusa come un carrozzone nel 2009 dal successivo esecutivo berlusconiano, dopo la parentesi prodiana, tra commenti salaci. Come quello di ItaliaOggi: «Cala il sipario sull’esperimento Scip. Muore la società che doveva far cassa cedendo immobili pubblici». Incipit: «Era un fulgido esempio di finanza creativa. Una di quelle soluzioni esoteriche escogitate per permettere allo Stato di fare cassa cedendo immobili pubblici».
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