Scuola, nella notte l’accordo tra governo e sindacati: revocato sciopero del 17 maggio
Ecco i dettagli dell’accordo.
Autonomia differenziata. È sulla questione della cosiddetta Autonomia differenziata che i sindacati ottengono il risultato politico più importante. Perchè riescono, di fatto, a svuotare, il progetto politico di autonomia proposto da Lombardia, Veneto e Emilia Romagna. Un progetto che porterebbe la gestione del personale della scuola, con i finanziamenti per la relativa retribuzione, alle regioni in questione. Secondo l’accordo sottoscritto alle prime ore dell’alba, la scuola resta unitaria su tutto il territorio nazionale. Il titolo “La scuola del Paese” è emblematico. Il governo si impegna a garantire e a salvaguardare l’unità e l’identità culturale del sistema nazionale di istruzione. Lo scenario di tante scuole diverse quante sono le regioni italiane sembra quindi tramontare. E per evitare spinte autonomistiche che potrebbero smontare l’attuale sistema d’istruzione, il governo si impegna a garantire un sistema di reclutamento di docenti e personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario) uniforme su tutto il territorio nazionale. Resterà nazionale anche lo stato giuridico del personale scolastico che continuerà ad essere governato dal contratto nazionale di lavoro e rimarranno unitari anche gli ordinamenti statali, i curricoli scolastici e il sistema di governo della scuola.
Rinnovo del contratto. Sul fronte del rinnovo del contratto dei dipendenti della scuola, scaduto lo scorso 31 dicembre, le parti concordano sulla necessità di avviare quanto prima gli incontri per giungere al nuovo contratto di lavoro. Considerate le scarse risorse finora accantonate per innalzare gli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi d’Europa, il governo si è impegnato a reperire maggiori finanziamenti per centrare un duplice obiettivo: recuperare, nel corso del prossimo triennio, la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni e avvicinarle il più possibile ai livelli europei, dove un docente tedesco guadagna circa il doppio di un collega italiano.
Lotta al precariato. Buone notizie all’orizzonte anche per i precari storici che hanno anni di supplenza alle spalle, con o senza abilitazione. Con oltre 136mila supplenti nelle aule italiane e la prospettiva di raggiungere a settembre quota 150mila, la situazione del precariato sta diventando (quasi) insostenibile. Per coloro che hanno già maturato almeno 36 mesi di supplenza nella scuola statale si apriranno due strade: un concorso semplificato e la conseguente immissione in ruolo per coloro che hanno già l’abilitazione; un percorso abilitante e selettivo, con assunzione semplificata, per coloro che pur non avendo nessuna abilitazione all’insegnamento ha già affettiamo almeno tre anni di supplenza.
Università e Afam. Sul fronte dell’università e della ricerca, il governo, si è impegnato a consentire una maggiore flessibilità nell’utilizzo del salario accessorio e ad incrementare il personale che svolge attività di ricerca e didattica.
REP.IT
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