Mattarella e il 25 Aprile: «Lotta di popolo, no a riscritture della storia»

«Sconcertato»

Basterà il suo sforzo di pedagogia civile a preservare il 25 aprile dalle strumentalizzazioni? Difficile, ma potrebbe forse scuotere dall’indifferenza qualcuno, visto che si è arrivati perfino a celebrare il compleanno di Hitler. Questo spera il capo dello Stato, mentre su di lui incombono altre, più complesse questioni. A partire dalla tenuta del governo, ormai sotto stress al punto da materializzare i rischi di una crisi. I due azionisti della maggioranza si rincorrono ogni giorno da un capo all’altro del Paese attaccandosi l’un l’altro e mettendo in scena, nel tempo che resta loro da questa asfissiante campagna elettorale, una politica contraddittoria e ondivaga. Mattarella ne è «sconcertato». Il problema, per lui, è che le categorie politiche tradizionali non valgono più per valutare ciò che può accadere con l’esecutivo «del cambiamento». E se al Quirinale si dà per scontato che questo stallo sull’orlo dell’abisso si trascinerà almeno fino al voto europeo, a preoccupare il presidente sono gli effetti di una scarsa incisività sul fronte dell’economia. E lo dimostrerebbero le misure contenute nel decreto crescita, se arriverà in porto limitando i danni temuti dagli operatori con cui il Colle si sente, che non vedono il riaccendersi di chissà quali prospettive.

Il caso dei vertici di Bankitalia

Diversi i fronti aperti. Tutti monitorati da Mattarella, che su uno in particolare ha un dialogo aperto con il premier Conte. È il caso del rinnovo dei vertici di Bankitalia, che non è più un problema italiano: il 9 maggio diventa un problema della Banca centrale europea, e se perdurasse l’immobilismo del governo si paralizzerebbe l’intero sistema delle banche centrali e Draghi sarebbe allora il primo a doversene dolere, cosa imbarazzante. Non dovrebbe essere una partita troppo complicata: scadono alcuni mandati dentro il direttorio e sono ferme alcune nomine. Eppure è una prova di come la conflittualità permanente influisca sulla capacità decisionale del governo. E apre incognite su come in autunno si affronterà una situazione economica difficile. Di qui le inquietudini del presidente, pensando alle scelte della prossima legge di bilancio e ai rapporti tra Roma e la Ue, con cui dovremo negoziare. Ecco il cuore dei suoi timori e domande. Come questa: avranno, i due partner, la responsabilità di intestarsi una manovra lacrime e sangue?

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