Che succederà dopo il voto: urne anticipate oppure il governo andrà avanti?
«Non accadrà nulla A ottobre le vere sfide»
«Cosa vuole che succeda dopo le Europee? Niente». Carlo Cottarelli, economista, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, e soprattutto premier incaricato per tre giorni dal capo dello Stato Sergio Mattarella nelle settimane dell’impasse istituzionale dopo il voto del 4 marzo, prevede che «il governo andrà avanti». Eppure dopo il 26 maggio, giorno delle Europee, gli equilibri di forza fra Lega e M5S potrebbero cambiare. E a quel punto cosa succederà all’interno del governo più litigioso della storia della Repubblica? «A occhio nulla: finché Salvini guadagna consenso non avrà alcun interesse a rompere il giocattolo. Poi, certo, peseranno le questioni economiche». Ovvero, la manovra finanziaria. «Sì, il problema più grosso verrà ad ottobre quando si tratterà di far quadrare i conti. La nuova Commissione europea sarà formata e si insidierà nel mese di novembre. Allo stesso tempo sembra che la vecchia Commissione prenda posizioni definitive». Sarà crisi di governo? «La situazione precipiterà solo se ci sarà una crisi economica con uno spread alle stelle e un braccio di ferro con la Commissione. Altrimenti dureranno…». E l’ipotesi di un governo tecnico? «Un esecutivo come quello che avrei dovuto mettere in campo io mi sembra assai difficile. Dove si trova una maggioranza alternativa all’attuale?».
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«Il Carroccio potrebbe andare all’incasso»
«Una crisi di governo prima delle Europee? Direi proprio di no, mentre dopo il 26 maggio ci potrebbe essere la possibilità di un governo diverso, magari anche un altro Parlamento, nel caso in cui la Lega decidesse di monetizzare il risultato». Pier Giorgio Ardeni, docente di Economia politica e dello sviluppo all’Università di Bologna, è presidente dell’Istituto Cattaneo, specializzato nell’analisi dei flussi elettorali. «Le Europee saranno un test politico sull’operato del governo, così come lo furono per Renzi. E stavolta l’affluenza potrebbe essere ancora più alta — spiega Ardeni —. I risultati non credo si discosteranno molto da quanto dicono i sondaggi: la Lega potrebbe attestarsi attorno al 35%. A quel punto il Carroccio potrebbe accelerare, ma vanno considerate le difficoltà della manovra in autunno, e tornare al voto non sarà facile». Per il professore, l’eventuale approvazione della flat tax sarebbe «un passaggio importante ma non decisivo, anche perché, numeri alla mano, diventerebbe più probabile l’aumento dell’Iva e ciò colpirebbe, a medio termine, i redditi medio-bassi». In questo quadro, comunque, la Lega «non potrà crescere ancora: ha già preso tutto il possibile dal bacino M5s — conclude Ardeni — e non vedo grandi prospettive per il partito di Di Maio che ha confermato poco radicamento sul territorio».
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«L’intesa può rischiare solo col M5S sotto il 20%»
Anche se premette «di non possedere la sfera di cristallo», Sofia Ventura, politologa, docente di Scienze politiche all’Università di Bologna, è convinta che dopo le elezioni europee non succederà nulla. «Ci sarà un piazzamento molto buono della Lega, sopra il 30%, e un testa a testa fra Pd e M5S. L’altra cosa è che sarà confermato lo scarso risultato di Forza Italia». Nel frattempo però M5S e Lega litigano continuamente. E ogni giorno si scambiano dichiarazioni al veleno che lasciano prefigurare un terremoto all’indomani delle Europee. Uno scenario che non convince però Ventura, secondo la quale M5S e Lega non si separeranno anche perché «noi abbiamo le due forze politiche più importanti che hanno un interesse a rimanere al governo e al mantenimento del potere». E lo spettro delle elezioni anticipate a luglio o a ottobre che pur è tornato ad aleggiare da qualche tempo? «Le ritengo improbabili a meno che non si verifichino condizioni particolari». Quali? «Una Lega che veleggia verso il 40%, il M5S sotto il 20% e Forza Italia al 10%. Anche se la presenza di Berlusconi per Salvini rimane un problema». E l’ipotesi di un governo tecnico? «Richiede le dimissioni del precedente e soprattutto una maggioranza che ad oggi non c’è». In sintesi, chiosa, «punterei le fiches sulla durata del governo».
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