Consenso truccato incapacità manifesta
Ora, finché a truccare le carte (elettroniche) sono starlette o politici frustrati di seconda e terza fascia, tutto rientra nella categoria «chi se ne frega». Ma se si scopre che anche leader e ministri imbrogliano, allora la cosa cambia, eccome. Comprare consenso in Rete probabilmente non costituisce reato, a dimostrazione che parliamo di un Far West e non di un luogo di democrazia, legalità e trasparenza come vogliono farci credere. Questo non significa però che sia legittimo, etico e neppure una innocua debolezza narcisistica. È, a mio avviso, indice di una spiccata propensione all’imbroglio, alla manipolazione della verità e, quindi, dell’opinione pubblica.
La realtà virtuale, come noto, produce sogni che, con la diffusione esponenziale e istantanea in Rete, si trasformano in verità percepite, dette anche «fake news». La più grande delle quali è che questo sia un «governo del cambiamento», se per «cambiamento» intendiamo un miglioramento della qualità della politica e, quindi, dei servizi alla collettività. I follower sui social si possono comprare, le capacità di fare quadrare i conti dello Stato, di abbassare le tasse, di fare ripartire i cantieri, eccetera, eccetera o le hai o non le hai.
E questi Cinque Stelle, come si evince da tutti gli indicatori, purtroppo non le hanno.
IL GIORNALE
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